Rivista XLVII (2007) - fasc. 3

Studi e Testi
Accrocca Felice
pp. 407-450
Francesco e il Crocifisso di San Damiano
II.07.3.01

L’autore concentra la sua attenzione su uno degli episodi più famosi della vita di Francesco, analizzando la testimonianza delle fonti, quindi dedicando un’analisi complessiva alla sezione iniziale della Legenda trium sociorum (n. 2-13). Le fonti più antiche (la Vita beati Francisci di Tommaso da Celano e il De inceptione vel fundamento Ordinis), in proposito, tacciono; poi, a partire dalla Legenda trium sociorum, diviene abituale il riferimento al colloquio di Francesco con il Crocifisso nella chiesa di San Damiano, mentre il nucleo originario si arricchisce progressivamente di nuovi particolari e significati. Nella seconda parte del lavoro, l’attenzione si concentra sulla Legenda trium sociorum, per capire, attraverso una lettura analitica della fonte più antica, qual era la situazione esistenziale di Francesco nel momento in cui fu raggiunto dalla voce del Cristo.

The author focuses on one of the most famous event in the life of St. Francisco, trough an analysis of the sources and in particular of the opening part of Legenda trium sociorum (n. 2-13). On this subject oldest sources (Tommaso da Celano’s Vita beati Francisci and De inceptione vel fundamento Ordinis) say nothing. Then, as from Legenda trium sociorum it becomes usual referring to the talk between Francisco and the Crucified in St. Damian’s church, while the former core increases with new details and meanings. The second part examines in detail the Legenda trium sociorum, to understand trough an analytic interpretation of the oldest source Francisco’s existencial condition in the right moment when he was reached by Christ’s voice.

Italiano
Bardini Jurij
pp. 451-480
«Quella maledetta nidiata» Frati Minori Conventuali perseguiti per eresia agli inizi del Cinquecento
II.07.3.02

Il 4 ottobre 1532, nel giorno di san Francesco, Gian Pietro Carafa inviò a papa Clemente VII il celebre memoriale De Lutheranorum haeresi reprimenda et ecclesia reformanda, in cui spronava il pontefice a intraprendere quell’opera di riorganizzazione delle istituzioni ecclesiastiche che sembrava ormai indifferibile per contrastare l’offensiva protestante. Proprio nelle battute iniziali dello scritto caraffiano fece la sua comparsa una denuncia violenta e sdegnata, diretta contro una «maledetta nidiata» di frati Minori veneziani che, secondo la testimonianza del Teatino, diffondeva la «peste» luterana sul territorio della Serenissima. Per lungo tempo dimenticato dalle ricerche sul Cinquecento religioso italiano, questo atto d’accusa si rivela ricco di spunti non solo per la storia della prima Riforma al di qua delle Alpi, ma anche per inaugurare una nuova stagione di studi sui rapporti fra le tre Famiglie francescane e il mondo riformato.

On the 4th of october, 1532, during the day of Saint Francis, Gian Pietro Carafa sent to Pope Clement VII the famous cairn titled De Lutheranorum haeresi reprimenda et ecclesia reformanda, in which he encouraged the pontife to begin that work of reorganization of the cleric institutions, that seemed then compulsory to face the protestant ribellion. In the first lines of the work appears a violent and disdained accusation to a group of Minor friars of Venice (called «maledetta nidiata» by the bishop of Chieti) who, according to the words of Carafa, named also “il Teatino”, spreaded the lutheran “pestilence” over the area of “la Serenissima”. For long time abandoned from the studies on the italian religious sixteenth century, this accusation is full of important information on the history of the first italian Reformation, but can be also a starting point for new studies on the relationships between the three Franciscan families and the reformed world.

Italiano
Note e Ricerche
Baldissin Molli Giovanna
pp. 481-502
In margine al centenario di Andrea Mantegna: il problema dell’anno di nascita del pittore
II.07.3.03

L’articolo analizza la possibilità di anticipare la data di nascita di Mantegna, come è stato di recente suggerito. Nuove riflessioni sulla presenza della data 1443, per tre volte tracciata sulla pala di San Zeno nell’omonima chiesa veronese, hanno indotto taluni studiosi a interrogarsi circa l’idea di un contatto diretto tra il committente Gregorio Correr e il pittore, che tuttavia, secondo la cronologia tradizionale, avrebbe avuto dodici o tredici anni. Per sostenere quindi tale ipotesi è necessario anticipare la data di nascita, fino a ora fissata al 1430-31. Analizzando i documenti disponibili, considerando le recenti acquisizioni documentarie messe in luce nel 2006, in occasione del centenario mantegnesco, riflettendo sul diritto dell’epoca e le norme che regolavano i rapporti all’interno delle botteghe artigiane, è stato possibile delineare un quadro di riferimento entro cui collocare i primi anni di attività del giovanissimo pittore e il suo difficile rapporto con il capobottega Francesco Squarcione. In tale contesto appare irta di difficoltà l’ipotesi di anticipare la data di nascita di Mantegna.

It tests the possibility to antedate Mantegna’s birth, as recently suggested. New remarks on the date 1443 – three times drawn on S. Zeno’s altar-piece in the homonymous church of Verona – have led some researchers to suppose a contact between the client Gregorio Correr and the painter, who would be however only 12 or 13 on the basis of traditional chronology. In order to argue that hypothesis it’s necessary to antedate his birth, decided upon 1430-31 so far. Through the analysis of available records and of the recent documents published in 2006 on the occasion of Mantegna centenary, and by considering the law of that age and the regulation of the relations within artisan studios, it was possible to set painter’s first years of activity and the difficult relation with his chief Francesco Squarcione. Therefore it follows that hypothesis of antedating Mantegna’s birth seems unlikely.

Italiano
Eberle Peter Paul
pp. 503-512
L’altare della cappella nazionale austro-ungarica di San Leopoldo nella basilica del Santo
II.07.3.04

Il 12 giugno 1906 nella basilica antoniana veniva inaugurato l’altare dedicato a San Leopoldo, patrono dell’Austria, nella cappella nazionale austro-ungarica. La dedicazione al Santo patrono dell’Austria si poneva nella linea che voleva fare della basilica padovana un centro internazionale con le cappelle radiali dedicate a varie nazionalità. Attivo protagonista di questo progetto fu il p. Alessandro Radovanovic che si interessò a trovare i fondi per realizzarlo. A decorare la cappella fu chiamato il pittore Gebhardt Fugel esponente dello stile della pittura storico-religiosa, allora in auge nel mondo germanico, mentre l’esecuzione dell’altare fu opera dello scultore gardenese Ferdinand Stuflesser (1855-1926) a capo di una vera e propria industria che aveva realizzato modelli di altari in stile neo-gotico diffusi sia nell’impero austro-ungarico come in altri centri dove vivevano comunità di origine tedesca.

June 12th, 1906 whithin St. Anthony Basilica it was uveiled the altar devoted to Saint Leopold - Austria's patron - in the national Austro-Hungarian Chapel. This consecration was a part of the project to make the Paduan basilica an international centre with radial chapels dedicated to different countries. F. Alessandro Radovanovic was a great supporter of this project and he undertook to find funds. To decorate the chapel it was called Gebhardt Fugel, adherent of historical-religious painting style, very fashionable in German countries at those times. While the altar was made by the sculptor Ferdinand Stuflesser (1855-1926) from Gardena Valley, the leader of a veritable factory which has built many neo-gothic style altars, common whether in the Austro-Hungarian Empire or in other countries with communities of German descent.

Italiano
Saracini Leopoldo
pp. 513-519
Il rosone meridionale della basilica di Sant’Antonio. Note storiche
II.07.3.05

Il recente restauro del rosone nel lato meridionale della basilica del Santo, offre occasione per presentarne la ricostruzione storica e per descrivere le tecniche di restauro adottate. Il primo rosone venne aperto nel cantiere che, nella prima metà del ’400, produsse una grande trasformazione architettonica della basilica. Poco sappiamo della prima vetrata commissionata nel 1485 dalla famiglia padovana degli Zabarella. Non esiste documentazione descrittiva a tale riguardo. L’attuale vetrata, ora restaurata, fu commissionata, nel 1866, alla Ditta tirolese Neuhauser, che procedette ad installarla negli anni successivi. Apporti successivi furono forniti da Camillo Boito negli anni della sua presenza nel cantiere del Santo tra la fine dell’800 e i primi anni del ’900.

The recent restoration of the wheel window placed in the southern side of Basilica del Santo gives a chance to present its historical reconstruction and to describe restoration’s technologies adopted. The first wheel window was opened during the first important architectural transformation of the Basilica, as from early ’400. We don’t have many informations about the first stained-glass window, commissioned by paduan family Zabarella in 1485. On this subject there’s no documentary evidence. The present stained-glass window, now restored, was commissioned in 1866 to the Tyrolese firm Neuhauser, which began to fit up it the subsequent years. Other contributions came by Camillo Boito during his presence in the building yard of Santo, from the end of ’800 to the first years of ’900.

Italiano
Presentazione del libro FSF XIII
pp. 521-548
I Frati Minori Conventuali tra giurisdizionalismo e rivoluzione. Il p. Federico Lauro Barbarigo ministro provinciale dell'ordine (1718-1801)
II.07.3.06

I tre contributi sono relativi alla presentazione svoltasi a Padova il 15 marzo 2007 del volume di Isidoro Liberale Gatti, I frati Minori Conventuali tra giurisdizionalismo e rivoluzione. Il P. Federico Lauro Barbarigo ministro generale dell’Ordine (1718-1801), Padova, 2006. Il primo intervento di padre Costanzo Cargnoni (ofmcapp) analizza e commenta il contenuto dell’opera rileggendola nel quadro globale della storia francescana; l’intervento di Massimo Moretti con riferimenti e commenti più ampi, coglie l’opera nel più vasto contesto del genere letterario; l’autore ci lascia testimonianza delle scelte storiografiche adottate nella faticosa ricerca e stesura del lavoro.

Three essays about Isidoro Liberale Gatti, I frati minori conventuali tra giurisdizionalismo e rivoluzione. Il P. Federico Lauro Barbarigo ministro generale dell’Ordine (1718-1801), Padova, 2006, presented in Padua, March 15th 2007. In the first, Costanzo Cargnoni (ofmcapp) analyses and remarks on the book’s content setting it within Franciscan history; Massimo Moretti’s essay sets the book in the more wide context of literary genres trough deeper references and comments. In the last the author explains his historiographic choices in the hard making of his work.

Italiano
Cargnoni Costanzo
pp. 523-535
Temi di storia francescana nei due volumi di Isidoro Liberale Gatti
II.07.3.07
Italiano
Moretti Massimo
pp. 537-541
Federico Lauro Barbarigo. L’avventurosa vita del Generale dell’Ordine, nel cinquantennio più tormentato della storia dei Frati Minori Conventuali
II.07.3.08
Italiano
Gatti Isidoro Liberale
pp. 543-547
Appunti sulla fatica dello storico
II.07.3.09
Italiano