Rivista XL (2000) - fasc. 1

Studi e Testi
Chavero Blanco Francisco
pp. 7-48
Vir hierarchicus (Legenda maior, Prologus), ¿Una interpretación de san Francisco en clave dionisiana?
II.00.1.01

A partir de la convicción, generalmente admitida hoy, de que la Legenda maior no es realmente una obra historiográfica, sino hagiográfica y que sus cánones de interpretación pertenecen a la teología, el autor analixa la expresión que el prólogo de la "Legenda maior" aplica a san Francisco, "vir hierarchicus". Se trata de una expresión que recuerda cl lenguaje teológico del Pseudo Dionisio Areopagita, pero Buenaventura la ha interpretado desde los postulados de su propia teología de la gracia y de su teología espiritual, que responde más a los esquemas del agustinismo tradicional y a los de la primera Escuela Franciscana de París, que incorpora aportaciones nuevas de Felipe el Canciller. Francisco, verdadera "forma minorum" es el fruto de la gracia que purifica, ilumina y perfecciona. Su jerarquización es la asimilación a Jesucristo, que lleva hasta la máxima expresión el vestirse dcl Señor; que comienza en su conversión.

Partendo dalla convinzione, generalmente ammessa oggigiorno che la "Legenda maior" non sia un'opera realmente storiografica, bensì agiografica, e che i suoi canoni di interpretazione appartengano alla teologia, l'autore analizza l'espressione che il prologo della "Legenda maior" applica a san Francesco "vir hierarchicus". Si tratta di un'espressione che ricorda il linguaggio teologico dello Pseudo Dionigi Aeropagita, che però è stata interpretata da Bonaventura secondo i postulati della sua teologia spirituale che risponde di più agli schemi dell'agostinianesimo tradizionale e a quelli della prima Scuola Francescana di Parigi, la quale incorpora contributi nuovi di Filippo il Cancelliere. Francesco, vera "forma minorum" è il frutto della grazia che purifica, illumina e perfeziona. La sua gerarchizzazione è l'assimilazione a Gesù Cristo, che porta fino alla massima espressione il vestirsi del Signore, che comincia con la sua conversione.

Spagnolo
Moretti Felice
pp. 49-69
I sermoni di Luca da Bitonto fra cattedra e pulpito
II.00.1.02

I sermoni di Luca da Bitonto costituiscono una fonte rilevante a disposizione degli storici della predicazione medievale, non soltanto per la loro abbondanza ma anche per il bagaglio culturale contenuto, per la conoscenza e applicazione delle "artes praedicandi", per l'uso del latino compatto in un periodo in cui esso ha tendenza a diventare una lingua per specialisti aprendo la strada alla lingua volgare. L'importanza dei sermoni di Luca da Bitonto è data anche dai riferimenti a Francesco d'Assisi.

Historians find in the Luke from Bitonto's sermons a great deal of information about medieval preaching. In his many sermons, the author applied the so-called "artes praedicandi", and used vulgar latin in a period when other scholars began to do it, clearing thus the way to the development of the italian vernacular. The importance of Luke from Bitonto's sermons is also due to their references to Francis of Assisi.

Italiano
Bressan Luigi
pp. 71-98
Odorico da Pordenone (1265-1331). La sua visione della Cina e del sud-est asiatico ed il suo contributo ai rapporti tra Asia ed Europa
II.00.1.03

Odorico nacque verso il 1265 o 1285 a Villanova presso Pordenone ed entrò nell'ordine dei Francescani. Dal 1314 lo troviamo missionario in Costantinopoli ed Asia occidentale. Verso il 1320 raggiunse l'India, dove alcuni confratelli francescani erano stati uccisi a causa della loro fede e ne raccolse le reliquie. In seguito, invece di ritornare in Europa, proseguì, probabilmente su ordine del suo superiore, passando tra le isole del sud-est asiatico e giungendo quindi in Cina, dove i suoi confratelli stavano già lavorando. Dopo un soggiorno di tre anni in quel paese dominato dai mongoli, rientrò lungo le vie della seta in Italia, dove redasse un suo resoconto di viaggi, pare per incoraggiare gli europei a recarsi in Asia. Morì poco dopo, nel 1331. La sua attività missionaria è poco conosciuta, ma la tradizione l'ha arricchita di grandi successi. La sua visione della Cina, animata da un profondo rispetto, appare più accurata di quella di Marco Polo. L'autore si sofferma sull'antropologia culturale che emerge dagli scritti di Odorico che fu beatificato nel 1755.

Odoric of Pordenone (1265-1331), a Franciscan missionary, worked for several years in what we call Middle East, and around 1320 he travelled to India and reached China around 1324. He spent there over three years, and came brick to Europe to stress the importance and interest of Asia. His book, known as "De rebus mirabilibus in variis partibus mundi" contributed highly to the knowledge of China and looks more accurate than the Milione of Marco Polo. The Author shows that such a travelling was not unique, because of the Mongol empire. However the Itinerary of Odoric is a rare description of geography, cultural antrophology, religious vision of Asia by a European of the 14th century. Odoric approached other religions and cultures with deep sense of curiosity and respect. Attention is given in the article also to the relations between Europeans and the Mongols and to the islands of Southeast Asia mentioned by Odoric.

Italiano
Pagratis Gerassimos D.
pp. 99-119
Tracce della presenza francescana in Levante. La chiesa e il convento di San Francesco dei frati minori conventuali di Corfù
II.00.1.04

Questa ricerca sollecita la nostra attenzione allo studio dei conventi francescani medievali presenti in Grecia, presentandoci per primo quello già esistente nell'isola di Corfù, mettendo in luce pagine di storia della vita francescana dell'antica provincia "d'oltremare" o di Romània, altrimenti sepolte nelle biblioteche e negli archivi. Servendosi di fonti francescane italiane e greche, tra le quali quelle dell'Archivio di Stato di Corfù, e delle scritture conservate nell'archivio di "Propaganda Fide", l'Autore illustra sinteticamente ma sufficientemente l'origine del convento corfiota di San Francesco, la sua vita interna religiosa, pastorale, economica e i suoi rapporti con le autorità civili (veneziane, francesi, inglesi e greche) fino ai nostri giorni.

This research draws our attention on the Franciscan convents which were founded in Greece during the Middle Ages. First of all, the author deals with the convent existing in the island of Corfù and he brings to light pages of history regarding the old, "overseas", Franciscan province and which would have otherwise remained hidden in same libraries and archives. The Author illustrates the origin of St Francis' convent in Corfù, as well as its religious, pastoral and economic life and its relations with the civil (Venetian, French, English and Greek) authorities up to the present time. For this research, he went to Italian and Greek Franciscan sources - among which those found in the State Archives of Corfù - and to writings kept in the Archives of "Propaganda Fide".

Italiano
Lovato Nicoletta
pp. 121-136
La bottega orafa di Giuseppe e Luigi Fontana e il problema degli ostensori del Santo e di Schio
II.00.1.05

Agli inizi dell'Ottocento spicca, a Padova, la figura dell'orafo Giuseppe Fontana e dell'omonima bottega. La sua storia e l'iter lavorativo evidenziano il passaggio fra un tipo di arte ancora "artigianale" (ben definita dai primi lavori, come il reliquiario di San Pietro) e quella ormai "seriale" del figlio Luigi, il quale si limitava a coordinare l'attività dei singoli artigiani a cui commissionava parte dei lavori. Sia Giuseppe (di antiche origini scledensi) che Luigi intrattennero stretti rapporti con la Basilica del Santo incrementati alla morte di Giuseppe, quando la bottega di famiglia si trasferì in via Selciato Sant'Antonio (attuale via M. Cesarotti). Ai Fontana va principalmente riconosciuto il merito di aver riprodotto in oro, argento, smalti e lapislazzuli la Basilica di Sant'Antonio, donata nel 1888 a Papa Leone XIII in occasione del suo giubileo sacerdotale. In tale opera si nota il forte eclettismo dell'arte orafa di fine Ottocento permeata da influenze neoclassiche, gotiche, rinascimentali e bizantine nonché da un tipo di realizzazione ormai "industriale".

The goldsmith Giuseppe Fontana and his helpers were well-known in Padua at the beginning of the 19th century. Their story and their activity underline the passage from a still artisan production (as is evident in their earlier works, such as the reliquiary of St. Peter) to a "serial" production, like the works of Giuseppe's son, Luigi, who just coordinated the activity of the single craftsmen, to whom he commissioned parts of his works. Both Giuseppe (who belonged to a family native of Schio) and Luigi had frequent relations with the Basilica of St. Anthony and, when the family's workshop was transferred to Selciato Sant'Antonio (at present, via M. Cesarotti), after Giuseppe's death, such relations increased. Above all, the Fontanas had the merit of making a miniature reproduction of the Basilica of St. Anthony in gold, silver, enamels and lapis-lazuli which was donated to pope Leone XIII on the occasion of his priestly jubilee in 1888. In this work, the strong influence of eclectic taste on late 19th century goldsmithery is emphasized by the presence of neo-classical, gothic, renaissance and byzantine elements, as well as by a nearly "industrial" realization.

Italiano
Massaro Maria Nevilla
pp. 137-146
Musica e musicisti tra le sedi francescane di Assisi, Bologna e Padova
II.00.1.06

Nel Seicento e nel Settecento i maestri di cappella della basilica del Santo di Padova provengono sempre da altre sedi francescane, dato che di regola essi erano scelti tra i musicisti minori conventuali. è una tradizione che risale al primo Cinquecento, a partire da fra Ruffino d'Assisi, ma in particolare nel Settecento si osserva un continuo scambio tra Assisi, Bologna e Padova, spesso riscontrabile anche nelle musiche rimaste. Tra i più importanti musicisti attivi in diverse sedi si annoverano Francesco Antonio Calegari, Bohuslav Czernohorsky, Francesco Maria Zuccari, Agostino Ricci, Luigi Antonio Sabbatini. La documentazione d'archivio e le musiche (specie i brani di liturgia antoniana presenti ad Assisi) confermano gli scambi e la collaborazione tra le sedi conventuali.

In the 17th and 18th centuries, the chapel-masters of the Basilica of St. Anthony always came from other Franciscan seats, since they were chosen among the Minor Conventual musicians. This tradition dated back to the beginning of the 16th century and had started with Ruffino of Assisi, but frequent exchanges occurred between Assisi, Bologna and Padua, especially in the 18th century, as can be also noticed in the music left. Among the most important musicians, who were active in different seats, the author mentions Francesco Antonio Calegari, Bohuslav Czernohorsky, Francesco Maria Zuccari, Agostino Ricci and Luigi Antonio Sabbatini. Documentary evidence and, in particular, the musical excerpts of anthonian liturgy kept in Assisi confirm the exchanges and the co-operation between different conventual seats.

Italiano
Brumana Biancamaria
pp. 147-178
Francesco Maria Zuccari e la corrispondenza con padre Martini
II.00.1.07

E' qui analizzata la vicenda biografica del minore conventuale, Francesco Maria Zuccari, musicista e attivo per diverse volte e per parecchi anni, durante il Settecento, come maestro di cappella nella basilica di S. Francesco di Assisi. La sua data di nascita non ci è nota dai documenti ufficiali, tuttavia si è potuta dedurre dalle citazioni sulla propria età fatte dallo stesso, a distanza di tempo e sempre coincidenti, in un ricco carteggio. Proprio grazie all'ampia corrispondenza dello Zuccari con padre Martini (l'epistolario, qui pubblicato, comprende complessivamente 25 lettere scritte in un arco di tempo di oltre 45 anni, dal 4 aprile 1736 al 7 ottobre 1781), unitamente ad altre lettere e ai numerosi manoscritti musicali conservati nella Biblioteca del Sacro Convento di Assisi (sia nel Fondo cosiddetto "Antico" che nel Fondo del Maestro di Cappella), ai libretti a stampa di alcuni oratori si sono potuti conoscere, anche indirettamente, molti aspetti dell'organizzazione e della vita musicale della basilica assisiate all'epoca dello Zuccari.

Francesco Maria Zuccari, a Minor Conventual musician, was the chapel-master of the Basilica of St. Francis in Assisi for many years during the 18th century. His date of birth is not reported in any official document, however it can be deduced from Zuccari's own hintsat his age in his frequent correspondence with f. Martini. The 25 letters here brought out were written from April 4th, 1736 to October 7th, 1781. Today, we can know many aspects of the organization and of the musical life of the Basilica in Assisi in Zuccari's days thanks to the above-mentioned correspondence as well as to other letters and numerous musical manuscripts kept in the Library of the Holy Convent in Assisi (both in the so-called Fondo "Antico" and in the Fondo del Maestro di Cappella) and to printed librettos of same oratorios.

Italiano
Note e Ricerche
Lambertini Roberto
pp. 179-188
Francesco e le sue immagini. Nota di lettura
II.00.1.08

Il volume di Felice Accrocca raccoglie contributi che coprono un ampio arco di tempo che va dal Duecento al Cinquecento e che si inseriscono all'interno del contemporaneo dibattito storiografico sulla "evoluzione della coscienza storica dei frati Minori". Oltre ad una rilettura del "Testamento" di Francesco e all'attenzione in esso data ai sacerdoti, l'autore si concentra sulla produzione agiografica riguardante il santo e sulla valutazione della valenza storica delle testimonianze dei Compagni e di Angelo Clareno i cui scritti sono stati a lungo riutilizzati da parte di autori successivi. Da una analisi dei diversi approcci alle fonti agiografiche, fuoriesce una pluralità di stimoli allo studio, forniti dall'autore che oltre alla tradizione agiografica vuole dare importanza ad altre fonti storiche che riportano notizie dell'Ordine.

The work by Felice Accrocca collects essays written between the 13th and the 16th centuries, all dealing with the historiographic debate on the "evolution of the Friars Minor's historical awareness". The Author not only gives a new explanation of St. Francis' Testament, but he also concentrates upon the hagiographic works about the Saint and on the historical importance of the evidence given by his fellow-friars and by Angelo Clareno, whose writings were later used by other authors for a long time. From an analysis of the various methods used to exploit the hagiographic sources, it comes out that the author gives weight not only to the hagiographic tradition, but also to other historical sources mentioning the Order.

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