Scritture e immagini nella comunicazione di un prodigio di Antonio di Padova: la predica ai pesci.

cop_varia50.jpg
Antonio Rigon
Collana
Varia - VARIA
Edizione
1
Anno
2007
Pagine
25
Cod. CSA
VARIA50
Contenuto

estratto da "Il Santo" XLVII (2007), 1-2

Il miracolo della predica ai pesci di sant’Antonio è un tema ricorrente nell’iconografia dei miracoli del santo. Taciuto nelle prime biografie, l’episodio è riportato per la prima volta nella Legenda Rigaldina (1300 ca.), come un evento ricco di riferimenti simbolici sviluppando, nel parallelismo della predica agli uccelli di Francesco e la predica ai pesci di Antonio, il modello della conformitas tra il santo portoghese e il fondatore dell’Ordine. Il tema sarà ripreso nei racconti agiografici successivi del XIV secolo con particolare attenzione negli Actus beati Francisci, riportato in appendice. È Antonio stesso, nei suoi sermoni, ad offrire una lettura simbolica degli uccelli e dei pesci: i primi rimandano all’uomo contemplativo, i secondi all’uomo attivo che percorre le vie del mare, cioè del mondo, per poter assistere il prossimo sofferente nelle sue necessità (Dom. Septuag., 21); e ancora: il pesce è Cristo stesso (Dom. Quinquag. II, 9) e il pescare raffigura la predicazione (In Pascha, 14,7). Il contributo percorre le ricorrenze iconografiche della predica ai pesci. Per il Trecento nella vetrata della cappella di Sant’Antonio nella chiesa inferiore della Basilica di San Francesco d’Assisi; per il Quattrocento in un incunabolo veneziano e in un interessante ripresa del tema del pesce in un affresco nell’andito della chiesa del monastero di Santa Chiara di Bressanone e in una pala di provenienza tirolese conservata nel Museo di Belle Arti di Budapest, giungendo fino al Cinquecento con l’affresco attribuito a Girolamo Tessari “del Santo” nella basilica antoniana di Padova. Particolare attenzione, per vari significati che assume, viene data alla tavola di Paolo Caliari, detto il Veronese, La predica di sant’Antonio ai pesci ora nella Galleria Borghese di Roma.

The miracle of St. Anthony’s sermon to the fishes is a recurrent subject within the iconography of his miracles. Ignored in his first biographies, it was quoted for the first time by the Legenda Rigaldina (about 1300), like an event full of symbolic references. Drawing a parallel between Francis’ sermon to the birds and Anthony’s sermon to the fishes, it develops the pattern of conformitas between Francis and the portuguese saint. Hagiographic tales after 14th. century will refer to that theme, in particular the Actus beati Francisci presented in the Appendix. Anthony himself gives a symbolic interpretation of birds and fishes: the first refer to the contemplative man, the seconds to the active man who runs trough the routes of the sea, i.e. of the world, to help the needy people (Dom. Septuag., 21); and further: the fish is Crist himself (Dom. Quinquag. II, 9) and to fish means to preach (In Pascha, 14,7) Iconographic recurrences of the sermon to the fishes are quoted. In the 14th. century the stained glass window of the St. Anthony’s Chapel in the downer church of Assisi’s Basilica of St. Francis. In the 15th. century a venetian incunabulum; an interesting sample of the subject of fishes in a fresco of the monastery’s church of St. Chiara (Bressanone) and a tyrolese altarpiece of Budapest’s Museum of Fine Arts. In the 16th. century a fresco ascribed to Girolamo Tessari “del Santo” in St. Anthony’s Basilica of Padua. A particular attenction is paied to a painting of Paolo Caliari “il Veronese”: St. Anthony’s sermon to the fishes, now in Rome’s Galleria Borghese.