Rivista L (2010) - fascc. 2-3

Bertazzo Luciano
pp. 225-232
Introduzione
II.10.23.01

 

 

Italiano
Dolso Maria Teresa
pp. 233-268
'O Padua, audi vocem meam': la predicazione francescana a Padova nel Quattrocento
II.10.23.02

Sommario
La scelta di concentrarsi sul nodo della predicazione è derivata dalla consapevolezza del ruolo, della funzione e della risonanza che essa ha nel contesto cittadino dell'Italia quattrocentesca. A fronte di un notevolissimo numero di prediche e di predicatori operanti a Padova nel corso del secolo, esiguo è quello dei sermoni giunti fino a noi, interamente ascrivibili a frati legati all'Osservanza, grandi protagonisti di una stagione di rinnovato impegno di formazione religiosa. Da un lato la predicazione, se pure diversa nelle forme, nei toni e nei contenuti, indica una continuità rispetto al passato, specie riguardo alla grande tradizione antoniana; dall'altro, tuttavia, la presenza degli Osservanti a Padova apre un capitolo nuovo nella vita religiosa cittadina, inaugurando un inedito impegno nel campo caritativo-assistenziale. Ciò non sembra tuttavia far diminuire l'importanza del Santo e della comunità ad esso legata a livello di devozione dei fedeli, né si deve pensare alle diverse realtà del francescanesimo in termini di pura contrapposizione, essendo anzi presente una certa «permeabilità» che vede, per esempio, figure di spicco passare dall'uno all'altro ramo dell'Ordine, disegnando percorsi difficilmente inquadrabili in modo rigido. Questo è il caso di Roberto Caracciolo da Lecce, che sceglie i Conventuali dopo l'iniziale adesione agli Osservanti proprio negli anni della predicazione a Padova. I suoi sermoni, come quelli di Bernardino da Siena e di Giacomo della Marca, non evidenziano in realtà un legame specifico con la città e il suo peculiare contesto sociopolitico, benché non di rado siano proprio le autorità – sia ecclesiastiche (il capitolo della cattedrale e il vescovo), sia civili – a promuoverne la presenza e l'azione pastorale. Il messaggio dei predicatori è imperniato su temi morali riguardanti la condotta dei singoli in vista del «bene comune» e del conseguimento di una vita ordinata nella città, ma soprattutto in vista dell'ineludibile approdo ultraterreno.

Summary
We chose to focus on preaching because of its role, its function and its significance in the context of Italian towns during the 15th century. Although the number of sermons produced and preachers operating during the 15th century is considerable, very few sermons that can be entirely ascribed to friars connected with the Observance have reached us. On the one hand preaching, even if its forms, tones, and contents were different, shows a continuity with the past, particularly with the great Antonine tradition. On the other hand, the presence of the Observants in Padua starts a new era in the religious life of the city, inaugurating a new commitment as regards charity work. This, though, doesn't seem to diminish the importance of the saint and his community as regards the believers' devotion, nor do we have to think of the different realities of Franciscanism as contrasting. In fact, there was some “permeability” and, for example, leading figures passed from one branch of the order to another, following paths that cannot be classified too rigidly. We have an example of this with Roberto Caracciolo from Lecce who, after joining the Observants, chooses the Conventuals when he was preaching in Padua. His sermons, as a matter of fact, like the ones by Bernardino from Siena and Giacomo from Marca, don't show a specific connection with the city and its peculiar socio-political context, even if it's the authorities themselves – both ecclesiastic (the Cathedral's Chapter and the Bishop) and civil – who often promote their presence and pastoral action. The preachers' message focuses on moral themes concerning the individual's conduct in relation to the common good and the attainment of an orderly life in the city, but most of all in relation to life after death.

Italiano
Tilatti Andrea
pp. 269-282
Quattrocento agiografico tra scritture e riscritture. L'opera di Sicco Polenton
II.10.23.03

Normal 0 14

Sicco Polenton (1375ca.-1447), notaio, fu un prolifico autore di ispirazione umanistica. Tra i suoi scritti si annoverano anche le biografie agiografiche di sant'Antonio di Padova, del beato Antonio il Pellegrino e della beata Elena Enselmini. Egli dedicò ai suoi due figli tali opere, scritte negli anni Trenta del Quattrocento, e le fece trascrivere riunite in un codice, che donò alla sacristia del convento del Santo. La donazione testimoniava uno speciale rapporto religioso e di lavoro erudito tra l'autore e i frati. Inoltre, il manoscritto era di pubblica consultazione, e le leggende aggiornavano con temi attuali tradizioni agiografiche diversificate, ma ormai antiche, rendendole fruibili a un pubblico tanto devoto quanto istruito, nel contesto culturale e sociale gravitante attorno al Santo.

Sicco Polenton (1375ca.-1447), a notary, was a prolific humanist author. The hagiographic biographies of St. Anthony of Padua, of Blessed Antonio Pellegrino and of Blessed Elena (Helen) Enselmini are included among his writings. He dedicated such works to his two sons: these biographies were written in the thirties of the fifteenth century and copied down together in a code, which was donated to the sacristy of Saint Antony monastery. The donation represents the special relationship between religious and scholarly work between the author and the monks. In addition, the manuscript was open for public consultation, and legends updated hagiographic traditions diversified with current issues (but now old). They were accessible to an audience devoted and instructed in the cultural and social context gravitating around the monastery.

Italiano
Martellozzo Forin Elda
pp. 283-300
Studenti, maestri e teologi al Santo. Storia religiosa e culturale tra città, università e convento del Santo
II.10.23.04

Il legame saldissimo tra Padova, Università e Santo induce a cercare le tracce del rapporto costante e proficuo tra il convento e la città, tra il convento e l'Università.
Il complesso antoniano sorgeva in un luogo che pareva assediato da insediamenti universitari ed era meta quotidiana di studenti che intrecciavano relazioni culturali e religiose con i frati. Il convento si apriva a questi giovani forestieri e ai cittadini, singolarmente o in massa, come accadeva per le solenni cerimonie, le forti predicazioni e le emozionanti esecuzioni musicali. Cultura teologica e musicale e abilità predicatoria erano frutto di un solido curricolo scolastico che iniziava in tenera età e poteva proseguire fino alla laurea. Esempio dell'importanza attribuita allo studio dai francescani fu la predica di san Bernardino agli studenti padovani nel 1423: essa offrì piccole perle di saggezza per la vita degli studenti, ma levò anche alta la lode della scienza, teologica anzitutto, per la conoscenza del mondo e degli uomini e sottolineò il valore sociale della conoscenza, conseguibile con l'impegno quotidiano sui libri di antichi e recenti autori.

The strong link between Padua, University and Saint Antony Church leads to search for traces of the continuous and fruitful relationship between the convent and the city, between the monastery and the University.
The Saint Antony complex building stood in a place very close to university buldings and it was a daily destination for students who wove religious and cultural relations with the friars. The convent was opened to young foreigners and citizens, alone or in organized groups, as during the solemn ceremonies, authoritative preaching and exciting musical performances. Theological and musical culture and talent preaching were the result of a strong school career that began at young age and could continue until graduation. An example of the importance for study by the Franciscans was the sermon of St. Bernardino to students at Padua in 1423: he offered little pearls of wisdom to life for students, but also he praised the science, first of all theological science, that is useful to understand the world and men. He emphasized the social value of knowledge, that it is achievable with a daily commitment on the books of ancient and recent authors.

Italiano
Poppi Antonino
pp. 301-348
La comunità francescana del Santo nel XV secolo
II.10.23.05

La perdita o la dispersione degli archivi dei primi tre secoli del convento e della provincia religiosa del Santo non permettono di delineare con precisione e con una certa completezza il volto umano e spirituale della sua comunità francescana nel Quattrocento; si è cercato di comporre i vari tasselli provenienti dal benemerito Archivio Sartori, integrato da alcuni studi più recenti.
Un primo sguardo innanzitutto è stato rivolto alla situazione edilizia con la costruzione dei quattro grandi chiostri della «cittadella antoniana», quindi si è parlato del numero dei religiosi e delle componenti gerarchiche del convento, dell'accoglienza dei novizi, della formazione degli studenti, della struttura e del funzionamento giuridico della comunità guidata dai padri guardiani e dai ministri provinciali con i rispettivi capitoli; sono stati ricordati poi i non sempre facili rapporti politici con il governo veneziano e quelli più comprensivi con il Consiglio cittadino dei Quattrocento.
Maggiore attenzione è stata rivolta all'insorgenza nel territorio dell'Osservanza, che ha determinato la cessione di parecchi conventi ai nuovi francescani riformati, una visibile tensione tra la famiglia conventuale e quella osservante, con qualche spiacevole riflesso anche nel gruppo laicale del Terz'Ordine, fino all'evidente spaccatura (anche giuridica) tra i due rami avvenuta nel polemico capitolo generale tenutosi a Padova nel giugno 1443, che oppose al candidato papale Alberto da Sarteano l'elezione del conventuale Antonio Rusconi.
Infine sono stati presi in considerazione vari tentativi di riforma, non sempre riusciti, del convento e della provincia, l'attività pastorale, il ministero liturgico santuariale dei frati nella basilica e la loro promozione del culto antoniano; un cenno è stato riservato anche alla ripresa dell'ufficio dell'Inquisizione, riconsegnata da Sisto IV il 14 ottobre 1477 ai Minori conventuali nella diocesi di Padova e Vicenza, e al notevole sviluppo della Biblioteca Antoniana a servizio del magistero teologico e della predicazione dei frati del Santo.

The archives of the first three centuries of the monastery and religious province of Santo are loss or dispersal and this fact do not allow to delineate the human and spiritual face of his Franciscan community in the fifteenth century with precision and completeness. We tried to compose various pieces from meritorious Archivio Sartori, supplemented by some more recent studies.
Primarily, a first look was directed to the building situation with the construction of four large cloisters outlining the 'little town of Saint Anthony,' after we talked about the number of religious and hierarchical components of the convent, the reception of novices, the training for students, the structure and legal functioning of community which was led by guardians and provincial ministers with their assemblies. Later, the not-always easy political relations with Venetian government are mentioned as well as those more sympathetic with the City Council of XV century.
The expansion of the Observance in the territory has been carefully investigated, because this fact caused the closure of several new reformed Franciscans convents and a visible tension between the conventual and observant Franciscans families. Furthermore, there were some unpleasant influence also in the secular group of Third Order: all these divisions led to the evident split (including legal aspects) between the two branches through the controversial general assembly in Padua in June 1443, where the election of conventual Antonio Rusconi was opposed to the papal proposed Alberto Sarteano.
Finally, various attempts of reform have been studied, not always successful, about the convent and the province. Also the pastoral activity and the liturgical function of the friars of basilica and their promotion of devotion to St. Anthony have been investigated and a particular quote has been dedicated to recovery of the Inquisition, which has been returned by Sixtus IV in 14 Octobers 1477 to minor conventual friars in Padua and Vicenza. At the end, the remarkable development of the Library Antoniana serving the theological teaching and preaching of the friars of the Holy has been presented.

Italiano
Foladore Giulia
pp. 349-360
Parole di pietra: le epigrafi quattrocentesche del Santo
II.10.23.06

Nella relazione vorrei presentare i risultati del mio lavoro sul corpus epigrafico della basilica di sant'Antonio di Padova.
In una prima parte mi soffermo sui criteri e sui metodi adottati nell'organizzazione della raccolta, illustrandone la composizione sia da un punto di vista cronologico, sia sulla base della tipologia delle iscrizioni conservate. Solamente con brevi cenni ricordo che il corpus è costituito da 86 epigrafi medievali, attestate dal XIII al XV secolo di cui 68 sono funerarie. Si tratta di un patrimonio straordinario per la consistenza numerica e per la varietà dei prodotti epigrafici.
Nel prosieguo della relazione illustro alcune peculiarità del corpus antoniano del XV secolo: ad esempio porrò l'attenzione sull'analisi del vincolo grafico-monumentale, ovvero sul rapporto fra testo e immagine in alcuni monumenti funebri e cercherò di individuare quale sia l'elemento centrale attorno a cui gravita l'intera costruzione di un'epigrafe funeraria secondo quanto, specificamente, ci suggeriscono le testimonianze della basilica di Sant'Antonio.

In this poster I would like to introduce some aspects of my doctoral dissertation about the corpus of medieval epigraphs within the complex of Sant'Antonio in Padua.
In the first part I direct attention to methods about the organization of the entire corpus from a cronological point of view and from the types of inscriptions preserved. Briefly it's bettere remind that the corpus in made of 86 inscriptions, of which 68 are funerary from the 13th to the 15th century. It is extraordinary for the quantity of medieval epigraphs, for the richness and the quality of the stonemason's art.
In the second part I show other themes and characteristics of the inscriptions, specifically during the 15th century, conserved in the shadow of Sant'Antonio: to give an example the link between texts and images in many graves and mausoleums and also I try to direct attention wich in the final aim of the funerary elogia in Sant'Antonio.

Italiano
Giovè Marchioli Nicoletta
pp. 361-388
La cultura scritta al Santo nel Quattrocento fra produzione, fruizione e conservazione
II.10.23.07

Per definire meglio nei suoi contenuti generali la fisionomia della cultura scritta al Santo nel Quattrocento è indispensabile partire innanzitutto da una fonte eccezionale, quale quella rappresentata dall'inventario della Biblioteca Antoniana del 1449, conservato nell'attuale ms. 753 della stessa Antoniana. Inventario che segue a quello dell'anno 1396-1397, conservato nell'attuale ms. 752, che riflette l'organizzazione non solo della raccolta libraria conventuale, ma anche quella più generale degli studi al Santo e che ci parla anche delle letture e degli interessi individuali dei singoli frati.
L'altro percorso inevitabile è quello che conduce a osservare, nel concreto, le caratteristiche dei manoscritti, pochi in verità, che sappiamo con certezza o supponiamo con buona probabilità essere stati prodotti all'interno del Santo. E possibile distinguere due tipologie librarie radicalmente diverse, per non dire antitetiche. Alcuni codici rispondono evidentemente alle esigenze di studio di coloro che li hanno commissionati per sé, se non anche copiati da sé. Si tratta di manoscritti di norma cartacei, di medio livello quando non di fattura essenziale, con una decorazione altrettanto essenziale. Altri volumi, invece, all'opposto, sono confezionati con cura, usando magari la più costosa pergamena, ed esibiscono elementi ornamentali preziosi.

The St. Antony Library is an unique source useful to understand better the general lines of manuscripts in the Saint Antony Church in the Vth century. The St. Antony Library on 1449 is preserved in the current library with inventory number ms 573, whose previous inventory number (ms 572) maintains information on year 1396-1397. This inventory reflects the order of the monastic book collection and of the Saint Antony studies. Furthermore, the collection shows the lectures and the personal interests of individual friars.
The other obvious study is notice the fisical characterisctics of the manuscripts, those certainly (or almost certainly) known to have been written into Saint Antony Church. They are not a lot, in reality. Two totally different types of books can be distiguished and they are almost antithetical. Some codes have been compiled for study needs of those who have commissioned them, or they have copied the manuscripts by themselves. They were produced in paper sheets with a medium or essential level of realization, with very simple decorations. On the contrary, some other codes are produced with great care, using expensive parchment and precious ornaments.

Italiano
Mariani Canova Giordana
pp. 389-400
I manoscritti miniati della Biblioteca Antoniana. Nuove riflessioni sulla genesi della raccolta
II.10.23.08

L'intervento esamina i manoscritti miniati della Biblioteca Antoniana considerandoli soprattutto dal punto di vista dei modi e dei tempi del loro ingresso in biblioteca e delle scelte di gusto sottese alla loro illustrazione. La ricerca dimostra come la comunità del Santo si sia comportata con francescana sobrietà nell'allestimento della biblioteca, svolgendo una limitata committenza nel settore dei codici miniati che sembrano essere arrivati soprattutto attraverso acquisti, fatti prevalentemente in funzione del testo, e doni di personaggi illustri. In particolare non risulta che al Santo funzionasse un atelier di miniatori addetti alla decorazioni dei libri di biblioteca. La qualità degli esemplari miniati appare in generale di livello medioalto, ma non eccezionale, appunto perché la biblioteca era considerata luogo di studio e non strumento di prestigio.

The contribution analyzes the Libraly Antoniana's manuscripts mostly about the perspective of the ways and times of their introduction into the Library funds and about the taste choices implied in their illustration. The study shows the Santo community behaved with Franciscan sobriety in the project of the library exercising limited patronage in the area of illuminated manuscripts which seem to have arrived mostly through purchases and gifts from famous donors. In particular, it does not seem that at the Santo worked an atelier of illuminators for the decoration of the Library manuscripts. The level of the quality of the illuminated codices is medium-high, but not exceptional, actually because the library was considered a place for study and not a status-symbol.

Italiano
Gallo Donato
pp. 401-414
La Veneranda Arca del Santo quale espressione del ceto dirigente padovano nel Quattrocento
II.10.23.09

In una rapida sintesi il contributo presenta il sorgere dell'istituzione cittadina dell'Arca di sant'Antonio, l'ente che dal 1396 gestisce, assieme ai frati, la manutenzione e l'abbellimento della basilica, da sempre considerata come la «chiesa ufficiale» che la città dedica al suo patronus. Antecedenti, di una comune amministrazione, erano già presenti nei cantieri delle origini, ma dal 1396 prende avvio una istituzione, regolamentata da propri statuti, che regola l'amministrazione economica della basilica. A farne parte sono esponenti di spicco delle famiglie più in vista della città, sia nel periodo degli ultimi anni carraresi, come nel successivo periodo del governo veneziano. Pur essendo gratuito, il compito di «massaro« (dal XVI secolo di «presidente») veniva considerato come prestigioso, oltre che onorifico. Ne sono segno i nomi delle più ragguardevoli casate padovane impegnati in questo compito. Un'analisi incrociata, tra lettura economica, rappresentanza sociale ed evoluzione statuaria, da condurre negli archivi, tuttora conservati, permetterebbe un approfondimento su questa struttura particolare che viene da sei secoli di storia ininterrotta.

Briefly, the paper presents the origin of the urban foundation “Arca” (Ark) of St. Anthony (Arca di Sant'Antonio). This organization, together with the friars, manages since 1396 maintenance and decor of the Basilica, that has always been regarded as the 'official church' that the city dedicates to his patronus. Some elements of a common administration had already found in sites of origin, but a real institution, governed by its statutes, starts since 1396: this organization governs the financial administration of the Basilica. Leaders of the most prominent families are part of it, both during the last period of Carraresi, as subsequently in the Venetian rule. Although free, the role of  “massaro” (from the sixteenth century of 'presidente”) was considered as prestigious as well as honorable. In fact, the names of the most notable Paduan families are engaged in this task. A cross-analysis, in reading economic, social representation and evolution statuary, in the archives still preserved, would allow a deepening of this particular structure that comes from six centuries of uninterrupted history.

Italiano
Demo Edoardo
pp. 415-446
L'Arca del Santo nei suoi aspetti economici e contabili. L'inedito 'libro de la intrada e spesa de la fabrica de messer santo Antonio' per l'anno 1439-1440
II.10.23.10

Scopo dell'intervento è l'analisi del Libro de la intrada e spesa de la fabbrica de messer Santo Antonio per l'anno 1439-1440. Il registro si presenta soprattutto come un documento di inestimabile valore per la ricostruzione delle caratteristiche di un grande cantiere del XV secolo. Grazie ad esso, infatti, è possibile venire a conoscenza, ad esempio, dei modi e della distribuzione del lavoro; delle prestazioni lavorative effettuate; della composizione, della provenienza e dei salari delle maestranze impiegate; dell'approvvigionamento e della tipologia dei materiali da costruzione adoperati.
Inoltre, risultando essere il registro inedito e a suo tempo sconosciuto anche a padre Antonio Sartori, si è deciso di procedere all'edizione in appendice del «capitulum denariorum receptorum» e del «[capitulum] expenssarum».

The aim of this report is the analysis of the Libro de la intrada e spesa de la fabbrica de messer Santo Antonio during year 1439-1440. The register is primarily a document of inestimable value for the reconstruction of characteristics on a great project of the fifteenth century. Thanks to it, in fact, for example, you can know how the works were made and distributed; labor services performed; composition, origin and amount of wages for the workers employed; source and type of construction materials used.
Furthermore, since the registry is unpublished and unknown even to p. Antonio Sartori at time to his pubblication, we decided to print the “ capitulum denariorum receptorum” and “ [capitulum] expenssarum” in appendix.

Italiano
Bonfiglio - Dosio Giorgetta
pp. 447-456
L'archivio della Veneranda Arca di Sant'Antonio
II.10.23.11

L'articolo, dopo una breve introduzione di taglio metodologico, analizza il profilo dell'Arca, alla luce di riferimenti comparativi con altre entità simili, della normativa e del dibattito giurisprudenziale. Descrive poi la natura, la consistenza e la struttura dell'archivio dell'Arca, illustrandone sommariamente le tipologie documentarie. Presenta infine il progetto di riordino e inventariazione attualmente in corso, grazie al finanziamento della Fondazione CARIPARO.

After a short methodological introduction, this article analyses the juridical nature of the Arca, making some comparison with other similar functions, the rules and laws and the debate of jurisprudence. Then it describes the nature, the structure and the composition of the archives; moreover it illustrates the typologies of records. Finally the author talks about the plan of reorganization and description that is in progress thanks to the contribution of CARIPARO Foundation.

Italiano
Lovato Antonio
pp. 457-483
Il silenzio della polifonia
II.10.23.12

Il contributo si propone di fare luce sulle vicende che hanno contrassegnato il primo periodo della cappella musicale del Santo (1480-1520), per il quale non sono pervenute testimonianze polifoniche dirette. Per capire quale tipo di polifonia potesse essere praticato nella basilica padovana fra Quattro e Cinquecento, viene prima ricostruita la serie dei musicisti che formavano l'organico, al fine di verificare la reale incidenza dei compositori franco-fiamminghi attivi in Italia e l'eventuale persistenza di tradizioni autonome. L'indagine viene condotta attraverso la discussione di quanto, nello stesso periodo, succedeva nelle principali cattedrali del Veneto anche in relazione agli orientamenti dei movimenti di riforma religiosa, alle scelte sostenute dai vescovi di provenienza veneziana e agli interventi di Eugenio IV, volti a favorire un'organizzazione stabile per l'insegnamento e la pratica della musica liturgica nelle chiese principali.
L'indagine si sposta, poi, ai repertori polifonici copiati e utilizzati in area veneta tra i secoli XV e XVI, con l'obiettivo di chiarire il vero significato di una preferenza che appare nettamente favorevole alle composizioni d'oltralpe, a fronte di un'altrettanto apparente assenza di autori italiani. In realtà, l'attenta osservazione delle testimonianze pervenute permette di individuare la progressiva affermazione di un nuovo linguaggio, derivato dall'innesto di procedimenti franco-fiamminghi nella più autentica tradizione del canto italiano, tale da assicurare dei prodotti polifonici molto coerenti con la visione liturgica in cui si identificava la comunità religiosa del Santo.

The paper shows the events that have marked the first period of the musical chapel of the Saint Anthony church (1480-1520), since in that period no direct polyphonic testimony was received. The first series of the musicians who formed the staff was reconstructed, in order to ascertain the real impact of the French-Flemish composers who were active in Italy and the possible persistence of autonomous traditions to understand what kind of polyphony could be practiced in the Basilica in Padua in the fifteenth and sixteenth century. The survey is conducted by discussing about what happened, at the same time, in the major cathedrals in the Veneto region, also in relation to the guidolines of the religious reform movements, to the choises supported by the bishops of Venetian origins and to the interventions of „Eugenius IV, designed to facilitate stable arrangements for the teaching and practice of liturgical music in the main church.
The investigation continues to polyphonic repertoires copied and used in the Veneto area between the fifteenth and sixteenth centuries. The purpose of his study is to explain why the French composers are clearly favorite against an equally apparent absence of Italian authors. In fact, a careful observation of the testimonies received permits to detect the gradual emergence of a new language, derived from the purest tradition of Italian songe. The polyphonic products were consistent with the liturgical vision in which the religious community of the Saint Anthony church identified himself.

Italiano
Baldissin Molli Giovanna
pp. 485-516
Stefano 'Erasmo' da Narni, detto Gattamelata. Note biografiche padovane
II.10.23.13

Lo studio sulle motivazioni dell'arrivo del Donatello a Padova, sulla scorta delle precise indicazioni di Vasari, ha preso in considerazione la figura di Erasmo da Narni, Gattamelata, la sua vita, i suoi rapporti familiari e quelli delle sue cerchie professionali e amicali. L'esito della ricerca, il controllo dei documenti e il rinvenimento di qualche altra carta d'archivio hanno permesso di aggiustare il tiro sulla data di nascita del condottiero, di correggere un errore di formulazione ottocentesca circa il rapporto di parentela tra Giacoma da Leonessa, moglie e vedova di Gattamelata, e il condottiero Gentile da Leonessa, che non fu suo fratello, di evidenziare lo stretto legame con i francescani del Santo e di seguire il costituirsi padovano dei discendenti.
L'ascesa della famiglia a Padova, la residenza in via Vescovado nel palazzo di Bartolomeo Lion, i rapporti di Gattamelata con Cosimo de' Medici, con il doge Francesco Foscari e con alcuni nobili veneziani di rilevante profilo politico e culturale (Francesco Barbaro, Jacopo Marcello tra gli altri), rendono conto della temperie politica e diplomatica, non meno che culturale, che rese possibile l'erezione della statua equestre. Il genere, sulla sollecitazione dell'antico monumento a Marco Aurelio, circondato da un'aura di stupefatta ammirazione durante tutto il medioevo, a Firenze, dalla fine del Trecento e per opera dui Coluccio Salutati, aveva suscitato un rinnovato interesse. Paolo Uccello in pittura e Nicolò Baroncelli in scultura, a Firenze e a Ferrara, avevano realizzato monumenti equestri, in qualche misura ancora debitori alla cultura tardomedievale. Fu invece Donatello con il Gattamelata a dare nuova vita, libera nello spazio e autonoma dai fondali architettonici, al binomio cavallo-cavaliere.

The study of motivations on Donatello coming in Padua, thanks to indications of Vasari, considered the figure of Erasmo da Narni, called Gattamelata, his life, his family, his friendship and professional relationships. The outcome of the research, the document control and some new paper stock discovered, led to correct the day of birth of commander, to correct a nineteenth-century drafting error concerning the relationship between Giacoma from Lionessa, wife and widow of Gattamelata, and the commander Gentile from Lionessa, who was not his brother. Furthermore, this study allowed to highlight the close relation with the Franciscans of the Santo and to follow his offspring in Padua.
Some events, as the coming of the Gattamelata family in Padua, their residence in via Vescovado in the palace of Bartolomeo Lion, the relation with Cosimo de 'Medici, with the doge Francesco Foscari and with some significant political and cultural noble Venetian (Francesco Barbaro, Jacopo Antonio Marcello among others), were realized by the political and diplomatic climate, no less than cultural. Thanks to this status, the erection of the equestrian statue was possible.
The ancient monument to Marco Aurelio, which was surrounded by an aura of astonished admiration throughout the Middle Ages, in Florence, since the end of the fourteenth century and thanks to Coluccio Salutati work, caused a renewed interest in this type of statue. Paolo Uccello in painting and Nicolò Baroncelli in sculpture, in Florence and in Ferrara, achieved equestrian monuments, partially related the late-medieval culture. With Gattamelata statue, on the contrary, Donatello gave new life to the horse-rider combination, free in space and independent from architectural backgrounds.

Italiano
Maria Sicca Cinzia
pp. 517-532
L'arredo liturgico del presbiterio prima dell'incendio del 1749: i disegni di John Talman (1677-1726)
II.10.23.14

La conoscenza dettagliata degli arredi del coro e del presbiterio prima dell'incendio del 1749 è stata ostacolata dalla mancanza di prove visive e la congruenza di descrizioni verbali. Ciò nonostante John Talman (1677-1726), un viaggiatore inglese dell'inizio del '700 e membro fondatore della Società di Antiquari di Londra, fece vari disegni di questa zona della chiesa durante le sue cinque visite a Padova, tra il febbraio del 1713 e l'agosto del 1716. Dei tredici disegni superstiti in varie collezioni britanniche, dieci erano disegnati da Talman stesso in penna e inchiostro marrone sopra un disegno a matita, mentre i rimanenti tre furono commissionati a Johann Adolph Gaab (1667-1724) e sono meravigliosamente colorati e rifiniti. I disegni mostrano le nicchie del coro e le loro tarsie, oggetti in uso nel presbiterio (come il secchiello per l'acqua santa e l'aspersorio), reliquari, candele e candelabri pasquali e così proprio gli elementi scultorei che decoravano il paravento del crocifisso. I disegni, che finora non sono mai stati pubblicati tutti insieme, sono qui analizzati come un gruppo e visti nel contesto della storia di questa parte perduta della basilica del XV secolo, così come dei propri sforzi antiquari di John Talman.

Detailed knowledge of the choir and chancel furnishings prior to the 1749 fire has been hampered by the lack of visual evidence and matching verbal descriptions. Nevertheless John Talman (1677-1726), an early-eighteenth-century English traveller and founding member of the London Society of Antiquaries, made several drawings of this area of the church during his five visits to Padua, which took place between February 1713 and August 1716. Of the thirteen drawings surviving in various British collections ten were drawn by Talman in pen and brown ink over pencil underdrawing, while the remaining three were commissioned to Johann Adolph Gaab (1667-1724) and are beautifully coloured and finished. The drawings show the choir stalls and their intarsia, objects in use in the chancel (such as a holy water bucket and sprinkler), reliquaries, paschal candle and candlesticks as well as proper sculpture elements decorating the rood-screen. The drawings, which have never been published together, are here analyzed as a group and seen in the context of the history of this lost part of the fifteenth-century basilica as well as of John Talman's own antiquarian endeavours.

Italiano
Lucchini Francesco
pp. 533-556
'Disjecta membra': circolazione di reliquie e committenza di reliquiari al Santo nel primo Quattrocento
II.10.23.15

Tra la fine del Trecento e la prima metà del Quattrocento non meno di dieci reliquiari furono creati, restaurati ovvero adattati al fine di contenere frammenti del corpo di sant'Antonio di Padova. Alcuni reliquiari furono creati per sostituire dei contenitori preesistenti, altri per contenere frammenti di reliquie previamente frazionate al fine di essere ridistribuite. Questo contributo propone una ricostruzione sintetica dell'intricata genealogia dei reliquiari antoniani, offrendo una serie di considerazioni sulle complesse dinamiche attinenti alla ripartizione e distribuzione delle reliquie. L'analisi dell'evidenza materiale e documentale a nostra disposizione rivela come sia riscontrabile un'analogia tra la manipolazione delle reliquie e la trasformazione di alcuni degli artefatti destinati a contenerle, offrendo allo stesso tempo l'opportunità di studiare da vicino i complessi meccanismi che regolavano i rapporti tra l'Arca del Santo e i committenti di reliquiari.

Between the end of the Fourteenth Century and the first half of the Fifteenth Centuries no less than ten reliquaries were manufactured, restored or adapted to house fragments of the body of St Anthony of Padua. Some were manufactured to replace pre-existing containers whilst others were manufactured to house fragments of relics which had been dismembered in order to be distributed among different reliquaries. This paper offers a brief reconstruction of the intricate genealogy of the reliquaries of St Anthony and puts forward a number of considerations concerning the fragmentation and distribution of the saint's relics. The study of the relevant documentary and material evidence uncovers fascinating analogies between the manipulations of the St Anthony's relics and the physical transformations of some of the objects commissioned to house these body fragments and affords us the exceptional opportunity to gain an inside view into the mechanisms which regulated the relationship between the l'Arca del Santo and the lay patrons of the reliquaries.

Italiano
Markham Schulz Anne
pp. 557-574
La tomba Roselli nel Santo e l'opera giovanile di Pietro Lombardo a Padova e a Venezia
II.10.23.16

Un'analisi dello schema della Tomba Roselli rivela sia l'influsso degli scultori fiorentini contemporanei – cioè Donatello, Bernardo Rossellino e Desiderio da Settignano –, come pure l'influenza dell'opera pittorica del Mantegna. Dalla convergenza di questi stimoli emerge uno stile coerente e unico che, data la fondatezza della paternità della Tomba Roselli, costituisce una sicura pietra di paragone, tanto per l'attribuzione a Lombardo di opere recentemente respinte dal suo canone, quanto per una cronologia ragionata delle sue opere giovanili. Queste opere comprendono la statue di Santa Eufemia ad Irsina, che manifesta un'opera di Lombardo coeva alla Tomba Roselli; la Tomba del doge Pasquale Malipiero nella chiesa dei Santi Giovanni e Paolo in Venezia, solo parzialmente antecedente la Tomba Roselli (per l'effigie e il baldacchino) completata in un periodo successivo (per la membratura architettonica con la sua decorazione scultorea); inoltre, quattro Profeti del coro di Santa Maria dei Frari, che dovrebbero essere i primi lavori di Pietro dopo il suo ritorno a Venezia. Questa disposizione cronologica delle prime opere di Lombardo permette la formulazione ipotetica dell'itinerario del giovane scultore, da un apprendistato a Milano, probabilmente alla scuola di Martino Benzoni, a un soggiorno a Venezia nei primi anni sessanta, seguito da una visita a Firenze, con una successiva prolungata dimora a Padova nella metà degli anni sessanta e finalmente, verso il 1470, il definitivo ritorno a Venezia, dove rimarrà fino alla morte.

This article recounts the history of Pietro Lombardo's Tomb of Antonio Roselli in the Santo at Padua (1464-67) and it confirms the provenance of many of its motifs in the Florentine Tombs of Leonardo Bruni and Carlo Marsuppini in Santa Croce, while deriving other features from works of the 1450s by Andrea Mantegna. Comparable in style, and presumably in date as well, to the lunette figures of the Roselli Tomb is Pietro's statue of Sant'Eufemia in the Cathedral at Irsina, formerly misattributed to Andrea Mantegna on the basis of very dubious evidence. An examination, in the light of the Roselli Tomb, of Pietro's Tomb of Doge Pasquale Malipiero (d. 1462) in Santi Giovanni e Paolo proves its execution to have been divided into two campaigns: ca. 1463 – prior to his trip to Florence and his work in Padua – Pietro appears to have designed a tomb with effigy beneath a baldacchino and largely executed both, at which point work was suspended and only resumed, in accordance with a new classicizing model, in the mid 1470s. The four Prophets that Pietro contributed to the septo of the choir stalls in Santa Maria dei Frari, closely linked in style to a late sculpture by the Lombard Martino Benzoni, evidently also date from Pietro's first Venetian sojourn in the early 1460s and lend weight to the hypothesis that Pietro was trained at Milan under Benzoni, whose art was decisively affected by that of his pupil.

Italiano
Banzato Davide
pp. 575-588
Verso il Cinquecento: da Bellano a Briosco
II.10.23.17

Normal 0 14

La presenza dell'altare maggiore di Donatello nella Basilica del Santo è l'avvio di un'importante serie di lavori di definizione dell'intera area presbiteriale destinata a durare cinquant'anni. I progetti per il coro si intrecciano con quelli per il rinnovo della sacrestia, nei cui lavori vengono impiegate le risorse. Bartolomeo Bellano vi operò tra il 1469 e il 1473. Tra il 1482 e il 1484 Giovanni Minello sovrintende alla „demolizione e al rifacimento della recinzione del presbiterio, utilizzando pietra „d'Istria e rosso di Verona. Al suo esterno trovarono posto i dieci rilievi con storie „bibliche che il Bellano aveva realizzato, recuperando una commissione data inizialmente al suo ex collega Bertoldo, e che furono spostati all'interno del recinto nella ristrutturazione del 1647-1659. L'incarico forse fu dovuto all'intervento di Baldassarre Olzignani, influente membro del consiglio dell'Arca del Santo. Nei dieci rilievi, eseguiti tra il 1848 e il 1490, lo scultore mette in mostra un vigoroso naturalismo, venato di aspetti anticlassici. Passò successivamente alla sua ultima opera, il monumento funebre al giuriconsulto Roccabonella nella chiesa di San Francesco, concluso dopo la sua morte, nel 1498 da Andrea Briosco. A questi, nel 1506, fu conferito l'incarico di aggiungere altri due rilievi alla serie biblica del Bellano, probabilmente grazie al presidente dell'Arca, Giambattista Lion, cui dovette anche la commissione per il famoso Candelabro pasquale. Le opere di Briosco mostrano un più consapevole recupero dell'antichità e la presenza di aspetti di sincretismo nel proporre temi cristiani sotto le forme della religione. Era un'operazione possibile in quegli anni e nelle cerchie colte di Padova e Venezia, che dopo il concilio di Trento venne dimenticata, dando luogo a nuove sistemazioni dei bronzi del presbiterio.

Normal 0 14

The high altar by Donatello in the Basilica del Santo in the first of an important sequence of works, that will last more than fifty years later, to determinate the look of the whole area of the presbytery. Projects for the choir are interwisted to projects for the sacristy, in which works economic resources were first used. Bartolomeo Bellano worked here from 1469 to 1473. In 1482-1484 Giovanni Minello supervised the demolition and the reconstruction of presbytery's fence. He used Istria white stone and red marble of Verona. The ten reliefs representing histories of the Bible realized by Bellano, collecting a commission originally ordered to his ex-collegue Bertoldo, were placed on the exterior of the fence and displaced in the interior during the restructuring of 1647-1659. Perhaps in the order happened for honour od Baldassarre Olzignani, influential member of Arca del Santo's council. Il the ten reliefs, executed between 1484 and 1490, the sculptor shows a strong naturalism, grained with anti classical aspects. At the end of this work Bellano passed to his last creation, the Roccabonella tomb in San Francesco church, finished after his death, in 1498 by Andrea Briosco. In 1506 he received the order to add two more reliefs to Bellano's biblical sequence, perhaps for honour of the President of Arca del Santo, Giambattista Lion, who gave Briosco the commission for the famous pascal Chandlestick. Works by Briosco are charachterized from a more conscious reutilization of antiquity and from the commistion between Cristianity and ancient religions. This was possibile on that years in the cultured circles of Padua and Venice; after the Council of Trento this idea was forgotten and bronzes of presbytery had a new organisation.

 

Italiano
Rigon Antonio
pp. 589-594
Conclusioni
II.10.23.18
Italiano
Note e Ricerche
Bertazzo Luciano
pp. 595-608
'Dire di Antonio'. Rassegna bibliografica antoniana. III
II.10.23.19

Dopo due precedenti interventi (nel 1997 e 2006) legati all'analisi della bibliografia antoniana uscita in questi anni, l'Autore aggiorna la produzione editoriale sullo stesso tema. Rileva come, pur nella esiguità di studi propriamente scientifici, permanga vivace l'interesse per la figura del santo da Lisbona/di Padova, con una nutrita bibliografia di vario genere.

The Author updates the editorial production on analyse of bibliography Saint Anthony's during past recent years, as he analyzed during two his previous analysis in 1997 and 2006. Despite proper scientific studies are few, he notes that the interest in the figure of the Saint, from Lisbon or of Padua, remains lively with an extensive bibliography of different kinds.

 

Italiano
Rigon Antonio
pp. 609-616
Con la soavità di un canto. Un libro di Carlo Delcorno sulla predicazione medievale
II.10.23.20

L'Autore offre il testo letto in occasione della presentazione di una miscellanea di studi offerti da allievi e amici in onore di Carlo Delcorno, evidenziando, a partire dal significativo titolo «con la soavità di un canto» l'importante apporto dato dallo studioso bolognese alla storia della predicazione medievale

The Author presents a text read during the presentation of miscellaneous studies offered by students and friends in honor of Carlo Delcorno, and he highlights the important contribution by the scholar from Bologna about the history of medieval preaching, already starting with the significant title “ with the sweetness of a song'.

Italiano
Accrocca Felice
pp. 617-623
Una vita in cerca d'autore. La 'Legenda sanctae Clarae virginis' in una recente pubblicazione
II.10.23.21

L'occasione della recente uscita di uno studio sulla Legenda sanctae Clarae, l'Autore ne presenta i percorsi proposti dal giovane studioso Marco Guida, il quale torna a proporre e a motivare il nome dell'autore identificato con Tommaso da Celano e non da un anonimo chierico della Curia romana, come avanzato da altri editori della legenda.

With the recent release of a study on Clarae Legenda sanctae, the Author presents the courses offered by the young scholar Marco Guida, who returns to propose and justify the author's name identified as Tommaso da Celano and not as an anonymous cleric of the Roman Curia, as proposed by other editors of the legenda.

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