Rivista LXII (2022) - fascc. 2-3

In memoriam
Luciano Bertazzo
pp. 227-230
Padre Valentino Ireneo Strappazzon (1925-2022). In memoriam
II.22.23.01
italiano
Studi e Testi
Serena Di Giovanni
pp. 231-264
Giotto o non Giotto: gli esordi del dibattito critico e attributivo sulle pitture murali giottesche nella Sala Capitolare del complesso di S.Antonio a Padova
II.22.23.02

SOMMARIO
Questo contributo intende ricostruire nel dettaglio il primissimo dibattito critico che si originò attorno al ciclo giottesco della sala capitolare nel complesso di Sant’Antonio a Padova a partire dalla scoperta dei frammenti pittorici nel 1835. Al dibattito, come è noto, parteciparono alcune figure-chiave per la storia dell’arte e per la conservazione e tutela del patrimonio veneto: tra tutti, Pietro Selvatico Estense (1803-1880), Bernardo Gonzati (1808-1852), suo fratello Lodovico Gonzati (1813-1876) e Giovanni Battista Cavalcaselle (1819-1897). Nell’articolo sono inoltre analizzati i pareri di diversi storici dell’arte che tra la fine dell’Ottocento e i primi anni dieci del Novecento pubblicarono importanti studi su Giotto, tra i quali figura Lionello Venturi (1885-1961), autore di alcuni appunti inediti sulla sala capitolare, databili attorno al 1913.
Attraverso tali studi e documenti, alcuni dei quali mai pubblicati prima, è possibile, da un lato, dedurre le radici di quelle “perplessità “ sull’autografia giottesca del ciclo pittorico che sopravvissero in buona parte degli interventi critici successivi, dall’altro enucleare la stretta correlazione tra la fortuna critica dei dipinti murali e l’intricata storia conservativa della sala e della sua decorazione. Una correlazione che deve essere connessa con le complesse dinamiche legate alle esigenze di tutela dei beni storico-artistici e monumentali delle Province Venete, particolarmente di epoca medievale.

Parole chiave: Giotto; Padova, sala capitolare; Dibattito critico; Selvatico; Gonzati; Cavalcaselle; Venturi.

ABSTRACT
This article aims to analyse in detail the first historical critical debate on the Giottesque pictorial cycle in the chapter house of the S. Antonio complex in Padua, which began with the discovery of the pictorial fragments in 1835. As is well known, the debate was initiated by some key figures in the history of art and in the conservation and protection of the Venetian heritage: Pietro Selvatico Estense (1803-1880), Bernardo Gonzati (1808-1852), Lodovico Gonzati (1813-1876) and Giovanni Battista Cavalcaselle (1819-1897).
The article analyses, in particular, the opinions of some international experts who issued publications on Giotto towards the end of the nineteenth century and within the first decade of the twentieth century. There are also some hitherto unpublished notes by Lionello Venturi (1885-1961) on the chapter house, dating from around 1913.
From the critical debate, there emerge, not only the origins of the ‘perplexities’ regarding the authenticity of the attribution of the frescoed cycle to Giotto that can be found in many subsequent critical texts, but also the close relationship existing between the intricate history of the room and its decorations’ conservation and thus the fortune of the mural paintings, which has always been closely linked to the demands of the historical, artistic and monumental heritage of the Venetian provinces, particularly in the middle ages.

Keywords: Giotto; Padua, Chapter house; Critical debate; Selvatico; Gonzati; Cavalcaselle; Venturi.

italiano
Maria Beatrice Gia
pp. 265-302
Il palinsesto antoniano, 1830-1940
II.22.23.03

SOMMARIO
Fra il 1830 e il 1940 la basilica antoniana ha subìto una serie di modifiche architettoniche e decorative. Oltre cent’anni di cantieri quasi ininterrotti che costituiscono l’oggetto del presente contributo. Il “palinsesto antoniano” in quegli anni è infatti al centro di una vera e propria “rilettura” storicistica, a opera di alcuni personaggi chiave fra i quali Pietro Selvatico, Valentino Schmidt, gli architetti Berchet e Barberi, e che trova culmine nell’intervento boitiano del 1895. Gli interventi di Boito crearono poi la necessità di procedere alla decorazione pittorica dell’edificio. A questo proposito la Veneranda Arca, ente deputato alla salvaguardia della basilica, si avvalse dell’opera di artisti che contribuirono a rendere emblematica l’esperienza della fabbrica antoniana. Questo studio dei cantieri antoniani si basa sull’integrazione tra documenti, disegni e progetti relativi ai cantieri, rinvenuti presso l’archivio antoniano.

Parole chiave: Padova; Basilica di S. Antonio; Pietro Selvatico; Valentino Schmidt; Federico Berchet; Carlo Barberi; Camillo Boito.

ABSTRACT
Between 1830 and 1940, the Basilica of Sant’Antonio in Padua underwent a series of architectural and decorative changes. Over one hundred years of almost uninterrupted works that are the subject of this contribution. In that period the “palinsesto antoniano” is at the center of a historicist reinterpretation, due to some important figures like Pietro Selvatico, Valentino Schmidt, the architects Berchet and Barberi, and Camillo Boito, who made a significant contribution to the realization of the project in 1895. Boito’s interventions made the pictorial decoration of the building necessary. The Veneranda Arca, institution designated to the safeguard of the Basilica, availed itself of the work of artists, who made the experience of the realization of the church of Sant’Antonio emblematic. This study of all this works is based on the integration of construction site documents, drawings and projects which I found in the archive of the Veneranda Arca.

Keywords: Padua; St. Anthony’ Basilica; Pietro Selvatico; Valentino Schmidt; Federico Berchet; Carlo Barberi; Camillo Boito.

italiano
Aleksander Horowski
pp. 303-324
Il ‘‘trittico’’ con i santi francescani eseguito da Efrem Maria da Kcynia per il Collegio degli Scrittori in Assisi (ora nel Museo Francescano di Roma)
II.22.23.04

SOMMARIO
L’articolo propone un’approfondita analisi iconografica di tre tele realizzate da un artista cappuccino, Efrem Maria da Kcynia, al secolo Stanislaw Klawitter (1894- 1970), nel 1935. Un’inedita fotografia dimostra che i tre quadri, conservati oggi presso il Museo Francescano in Roma, costituiscono un ciclo omogeneo, destinato in origine alla cappella del Collegio degli Scrittori di San Lorenzo da Brindisi in Assisi, al quale appartenne anche fra Efrem. Sulla base dei preesistenti modelli iconografici, liturgici e agiografici sono state presentate le possibili ispirazioni alle quali attinse l’autore; sono stati proposti alcuni collegamenti ideologici tra i quadri e si è tentato di identificare la santa terziaria adorante il Sacro Cuore di Gesù con sant’Angela da Foligno. Di conseguenza è possibile concludere che Klawitter possedeva un’elevata cultura, una notevole erudizione e la capacità di sfruttare in modo originale e indipendente i canoni preesistenti per creare composizioni originali e sublimate, di alto valore artistico e di profondo significato francescano.

Parole chiave: Pittura del XX secolo; Artisti polacchi; Iconografia francescana; Agiografia francescana; Arte sacra; Culto del Sacro Cuore di Gesù .; Scuola d’arte di Beuron.

ABSTRACT
The article proposes an in-depth iconographic analysis of three canvases made in 1935 by the Capuchin artist, Ephrem Maria of Kcynia (born Stanislaw Klawitter; 1894-1970). An unpublished photography shows that the three paintings, today preserved in the Franciscan Museum in Rome, constitute a homogeneous cycle, originally intended for the chapel of the College of Writers St. Lawrence of Brindisi in Assisi, to which the artist also belonged. On the basis of pre-existing iconographic, liturgical and hagiographic models, the possible inspirations from which the author drew have been presented; some ideological connections have been proposed between the paintings; it has been attempted to identify the tertiary saint adoring the Sacred Heart of Jesus with Saint Angela of Foligno. Consequently, it is possible to conclude that Klawitter possessed a high culture, considerable erudition and the ability to exploit pre-existing canons in an inventive and independent way to create original and sublimated compositions of high artistic value and of profound Franciscan significance.

Keywords: 20th century painting; Polish artists; Franciscan iconography; Franciscan hagiography; Holy art; Worship of the Sacred Heart of Jesus; Beuron Art School.

italiano
Pietro Delcorno
pp. 325-358
«Et zostrabo tecum». Lo scontro tra Bernardino da Siena e Amedeo Landi. Note sull’edizione dei processi milanesi
II.22.23.05

SOMMARIO
Il recente volume Contro frate Bernardino da Siena: Processi al maestro Amedeo Landi (Milano 1437-1447), curato da Marina Benedetti e Tiziana Danelli, presenta un prezioso corpus documentario che permette di interpretare in forme nuove il conflitto, scoppiato a Milano, tra il predicatore e Minore osservante Bernardino da Siena e il laico e maestro d’abaco Amedeo Landi. Lo scontro tra i due (e tra le reti che li supportano) si rispecchia in due opposti processi, costruiti da regie divergenti. L’inconciliabilità delle testimonianze mette in luce il pluralismo di opinioni e la vivacità dei dibattiti cittadini intorno a temi in cui piano religioso e piano politico si intrecciano profondamente, mostrando come le modalità di inserimento e reclutamento dell’Osservanza minoritica – e la predicazione tout court – potevano avere effetti destabilizzanti e polarizzanti nella vita di una città . Se vi è infatti un punto su cui concordano testimonianze altrimenti dissonanti è che quanto detto sul pulpito entrava nel vivo di un ricco e poliedrico dibattito cittadino, fatto di ascoltatori attivi e, a tratti, critici. Un dibattito che si svolgeva ovunque: nelle piazze, davanti e dentro casa, al Broletto o passeggiando in campagna, perfino «ad latrinam communem». Sottolineando l’importanza di tale dossier, l’articolo intende connetterlo con alcune linee centrali degli studi sulla predicazione tardomedievale (in particolare, il tema della ricezione da parte degli ascoltatori) e con gli altri testi che compongono la galassia delle fonti bernardiniane dove, in un gioco di specchi, processi, sermoni, testi agiografici si illuminano (e contraddicono) a vicenda.

Parole chiave: Predicazione; Inquisizione; Dissenso religioso; Discorso pubblico; Laici; Milano.

ABSTRACT
The recent book Contro frate Bernardino da Siena: Processi al maestro Amedeo Landi (Milano 1437-1447), edited by Marina Benedetti and Tiziana Danelli, presents a valuable documentary corpus, which allows scholars to interpret in new forms the conflict, which broke out in Milan, between the preacher and observant Franciscan friar Bernardino da Siena and the layman and abacus master Amedeo Landi. The clash between the two (and between the networks that supported each of them) is reflected in two opposing trials, constructed by divergent ‘directors’. The irreconcilability of the testimonies highlights the pluralism of opinions and the liveliness of debates around issues in which the religious and political planes are deeply intertwined, showing how the establishment and the recruitment methods of the Franciscan Observance – and of preaching tout court – had destabilising and polarising effects on the city life. Otherwise dissonant testimonies agree on this point: what the preacher said on the pulpit became part of a rich and multifaceted city debate that involved active and at times even critical listeners. Such a debate took place virtually everywhere: in the squares, in front of and inside homes, at the Broletto or walking in the countryside, even «ad latrinam communem». By emphasising the importance of this dossier, the article aims to connect it with some crucial lines of studies on late medieval preaching (in particular, the role of listeners’ reception) and with the other texts that form the galaxy of sources about Bernardino, where, in a play of mirrors, documents of trials, sermons, and hagiographic texts illuminate (and contradict) each other.

Keywords: Preaching; Inquisition; Religious dissent; Public discourse; Laity; Milan.

italiano
Note e Ricerche
pp. 359-360
1. La Tavola di Andrea da Murano (1486) nel santuario antoniano di Camposampiero. Storia, committenza, restauro
II.22.23.06

Pubblicato anche nel volume monografico: La tavola di Andrea da Murano (1486) nel Santuario antoniano di Camposampiero (VARIA64)

LA TAVOLA DI ANDREA DA MURANO (1486) NEL SANTUARIO ANTONIANO DI CAMPOSAMPIERO Storia, committenza, restauro

SOMMARIO
Si presentano i tre contributi relativi alla Tavola dipinta da Andrea da Murano (1486) conservata nel santuario antoniano di Camposampiero nella cosiddetta ‘‘Cella della Visione’’. La Tavola, dopo il restauro di cui si da` relazione tecnica (cf. Giorgio Socrate-Arte e Restauro), e` stata esposta dal mese di giugno fino al 9 ottobre 2022 nella Cappella delle reliquie della Basilica del Santo (cf. Nicola Galiazzo). Il 9 giugno e` stata presentata ufficialmente a Padova e il 22 ottobre a Camposampiero in occasione del suo rientro nel luogo originario. Una relazione (cf. Giovanna Baldissin Molli) ricostruisce l’attivita` del pittore Andrea da Murano, attivo a Venezia negli anni a meta` del Quattrocento, per poi scomparire per una decina d’anni, ritrovandolo attivo in area dalmata, salvo poi a ritrovarlo presente nell’area veneta ricevendo la committenza di varie pale d’altare. La sua opera e` riconducibile alle modulazioni iconografiche care all’Osservanza francescana in un momento di grande vivacita` di questa, comprendendo il suo ruolo nel convento di Camposampiero, dove l’Osservanza si era insediata negli anni venti del Quattrocento.
Si tenta anche di ricostruire la possibile committenza (cf. Elda Martellozzo Forin) indagando sull’ambiente devoto ed economico del territorio. Ne emergerebbe una committenza proveniente da una classe media, non priva di mezzi economici, legata al mondo devoto dell’Osservanza francescana.

Parole chiave: Andrea da Murano; Camposampiero; Santuario di S. Antonio; Osservanza francescana.

THE PANEL OF ANDREA DA MURANO (1486) IN THE ANTHONIAN SANCTUARY OF CAMPOSAMPIERO History, client and restoration

ABSTRACT
Here presented are the three contributions regarding the panel painted by Andrea da Murano (1486) preserved in the Anthonian sanctuary of Camposampiero in the well known ‘‘Cell of Vision’’. The panel, after whose restoration a technical report was issued (cf. Giorgio Socrate-Art and Restoration), was exhibited from June until October 9 in the Chapel of the relics of the Basilica del Santo (cf. Nicola Galiazzo). On June 9, it was officially presented in Padua and was only returned to its original location (Camposampiero) on October 22. A report (cf. Giovanna Baldissin Molli) aimed at reconstructing the activity of the painter Andrea da Murano, whose activity in Venice spanned in the mid-fifteenth century, disappearing for about ten years (during which he continued his works in the Dalmatian area) and then resurfacing in the Venetian area where he received the commission of various altarpieces. His work can be traced back to the iconographic modulations precious to the Franciscan Observance in its golden age. This makes more understandable his role in the convent of Camposampiero, where the Observance had settled in the early fifteenth century.
An attempt is also made to reconstruct the possible client for the panel in question (cf. Elda Martellozzo Forin) by investigating its economic, geographical and religious context. The possible client might have been moderately affluent, coming from a middle  class, and who might have had close links to the devout world of  the same Franciscan Observance.

Keywords: Andrea from Murano; Camposampiero; Sanctuary of S. Anthony; Franciscan observance.

Questa sezione comprende i successivi articoli:
Giovanna Baldissin Molli, E il cielo per giaciglio. L’ultima tavola di sant’Antonio, pp. 361-381
Elda Martellozzo Forin, La pala di sant’Antonio di Camposampiero: chi ne fu il committente?, pp. 383-393
Nicola Galiazzo, Criteri dell’esposizione della Tavola nella cappella delle Reliquie della basilica del Santo, pp. 395-396
Giorgio Socrate, Tavola di Andrea da Murano. Relazione dell’intervento di restauro, pp. 397-410

italiano
Giovanna Baldissin Molli
pp. 361-381
E il cielo per giaciglio. L’ultima tavola di sant’Antonio
II.22.23.06-1

SOMMARIO
Il recente restauro ha restituito una buona leggibilità alla tavola raffigurante Sant’Antonio stante con giglio e libro, firmata da Andrea da Murano e datata 1486, che si ritiene essere sempre stata conservata nel santuario antoniano di Camposampiero. La letteratura sul dipinto è relativamente poca e la tradizione che individua nel supporto ligneo l’ultimo letto in cui sant’Antonio si sdraiò è riportata dagli scrittori della metà dell’Ottocento in avanti, di prevalente area locale. Sono sconosciute le ragioni precise che presiedettero alla scelta di far dipingere la tavola-letto, e si propone qui di riconoscere nella pittura la modalità di trasformazione e valorizzazione della tavola-reliquia. La pittura avrebbe avuto cioè la stessa funzione dei contenitori preziosi rispetto alle piccole particelle conservate al loro interno.
Gli studi più recenti sul pittore Andrea da Murano hanno sottolineato la sua operatività anche nel campo dell’intaglio ligneo, già documentata a Venezia, nel coro della chiesa di San Zaccaria. Sono sconosciuti i motivi per cui intorno alla metà del nono decennio Andrea si stabilì a Castelfranco Veneto, ma da quel momento in avanti fu attivo nei centri del territorio fra Treviso e Padova, fornendo di pale d’altare le parrocchiali, con esiti talora molto alti, come nel caso della pala di Trebaseleghe, in cui il linguaggio imparato a fianco di Antonio e Bartolomeo Vivarini – autori molto attivi nelle chiese dell’Osservanza Francescana – è declinato accogliendo spunti anche dalla pittura cimesca.

Parole chiave: Andrea da Murano; Giglio di sant’Antonio; Camposampiero; Vivarini; Quattrocento.

ABSTRACT
The table depicting Saint Anthony standing with a lily and book, is signed by Andrea da Murano and dated 1486 and it’s is believed to have always been preserved in the Antonian sanctuary of Camposampiero.
There is relatively little literature on the painting and the tradition that identifies the last bed in which Saint Anthony lay down in the wooden support is reported by writers from the mid-nineteenth century onwards, mainly from the local area. The precise reasons that presided over the choice to have the table-bed painted, are unknown, and it is hereby proposed to recognize in painting the modality of transformation and enhancement of the table-relic.
The most recent studies on the painter Andrea da Murano have highlighted his work also in the field of wood carving, already documented in Venice, in the choir of the church of San Zaccaria. The reasons why Andrea settled in Castelfranco Veneto around the middle of the ninth decade are unknown, but from that moment he was active in the territory between Treviso and Padua, supplying the parish with altarpieces, with sometimes very high results, as in the case of the Trebaseleghe altarpiece, in which the language learned alongside Antonio and Bartolomeo Vivarini – very active authors in the Franciscan Observance church – is declined, also taking inspiration from Cima da Conegliano.

Keywords: Andrea da Murano; Lily of St. Anthony; Camposampiero; Vivarini; Quattrocento.

italiano
Elda Martellozzo Forin
pp. 383-393
La pala di sant’Antonio di Camposampiero: chi ne fu il committente?
II.22.23.07

SOMMARIO
Noi non conosciamo e non abbiamo indizi per ipotizzare chi sia stato il committente di Andrea da Murano, autore della raffigurazione di sant Antonio, sulla tavola tradizionalmente ritenuta l’ultimo “letto” su cui riposò il Santo. Tuttavia la riflessione sull ’ambiente sociale che ruotava intorno alla chiesa di San Giovanni dei Minori osservanti e sulle iniziative di carità intraprese dai singoli oppure da gruppi organizzati, porta a credere che il pittore Andrea da Murano fu incaricato di dipingere la tavola non da una singola famiglia, pur importante, come i da Camposampiero, i Querini, o i Baratella. Anche il Terz’Ordine francescano non sembra aver avuto sostanze economiche sufficienti per sostenere l’iniziativa. Sembra quindi più plausibile individuare il committente nella Confraternita del Santo, che qualche documento mostra attiva nella decorazione degli ambienti sacri legati al culto di sant’Antonio a Camposampiero.

Parole chiave: Camposampiero; Querini; Baratella; Confraternita del Santo.

ABSTRACT
We have no information on the earliest history of the Standing Saint Anthony by Andrea da Murano in the church of San Giovanni, Camposampiero (Padua). We do not know who commissioned the painting, painted on a table traditionally considered the last ‘bed’ on which the Saint rested. However, the historical inquiry on the social environment related to the church of San Giovanni and the charitable initiatives undertaken by individuals or organized groups leads us to believe that Andrea da Murano was commissioned to paint the table not by a single family, although important, nor by the Franciscan Third Order which does not seem to have had, at that time, sufficient financial resources to support the initiative. Instead, as this paper suggests, the painting was most likely commissioned and paid for by the Confraternity of the Saint. Indeed, as a thorough study of archival documents proves, the brotherhood was particularly involved in financing the decoration of the church throughout the centuries.

Keywords: Camposampiero; Querini; Baratella; Religious Brotherhood.

italiano
Nicola Galiazzo
pp. 395-396
Criteri dell’esposizione della Tavola nella cappella delle Reliquie della basilica del Santo
II.22.23.08
italiano
Giorgio Socrate
pp. 397-410
Tavola di Andrea da Murano. Relazione dell’intervento di restauro
II.22.23.09
italiano
pp. 411-411
2. Sacra vestigia. Antonio di Padova
II.22.23.10

SACRA VESTIGIA. ANTONIO DI PADOVA

SOMMARIO
Il 9 settembre 2022 ha avuto luogo la presentazione del volume edito dalla Scrinium di Venezia-Mestre dedicato alla figura di sant’Antonio, con l’apporto di dodici contributi relativi alla sua figura, al contesto storico del suo tempo, al testo dei suoi Sermones conservati nel ms. 720 della Biblioteca Antoniana, all’architettura della basilica velocemente eretta in suo onore, alla tradizione culturale del convento padovano. Si tratta di un’edizione di alto prestigio editoriale con la riproduzione della bolla di canonizzazione Cum dicat Dominus nell’esemplare restaurato appartenente all’Archivio della Veneranda Arca di S. Antonio, nell’edizione proposta da Attilio Bartoli Langeli.
Il volume sulla figura di sant’Antonio fa seguito, ad anni di distanza, all’analogo volume Sacra vestigia. Francesco d’Assisi (Scrinium 2017) presentato nell’abbazia di Praglia il 13 aprile 2019 (cf. «Il Santo» 59 [2019], pp. 535-565).
La presentazione si e` svolta nel Teatro del Seminario di Padova, con i saluti istituzionali e i tre interventi di Marco Bartoli, Felice Accrocca e Andrea Tilatti  che presentiamo di seguito.

SACRA VESTIGIA. ANTHONY OF PADUA

ABSTRACT
On 9th day of September 2022, the presentation of the volume published by   the Scrinium of Venice-Mestre and dedicated to the figure of Saint Anthony took place, with the help of twelve contributions relating to his figure, to the historical background of his time, to the text of his Sermones preserved in the ms 720 of the Anthonian Library, to the architecture of the basilica which was quickly erected in his honor, and to the cultural tradition of the Paduan convent.
It is an edition of prominent prestige with the reproduction of the bull of canonization Cum dicat Dominus in the restored copy belonging to the Archives of the Veneranda Arca di Sant’ Antonio, in the edition proposed by Attilio Bartoli Langeli. This volume on the figure of Saint Anthony follows, after many years, the similar volume Sacra Vestigia on Francis of Assisi (Scrinium 2017) presented in the abbey of Praglia on 13 April 2019 (cf. «Il Santo» 59, 2019, pp. 535-565).
The presentation took place in the theatre of the Seminary of Padua, with the institutional greetings and the three speeches by Marco Bartoli, Felice Accrocca and Andrea Tilatti which are here presented below.

Questa sezione comprende i successivi articoli:
Marco Bartoli, Sacra vestigia. Antonio di Padova, pp. 413-420
Felice Accrocca, Francesco e Antonio: due volti del francescanesimo, pp. 421-429
Andrea Tilatti, Sulle tracce di Fernando/Antonio, pp. 431-436

italiano
Marco Bartoli
pp. 413-420
Sacra vestigia. Antonio di Padova
II.22.23.10-1
italiano
Felice Accrocca
pp. 421-429
Francesco e Antonio: due volti del francescanesimo
II.22.23.11
italiano
Andrea Tilatti
pp. 431-436
Sulle tracce di Fernando/Antonio
II.22.23.12
italiano
Agostino Paravicini Bagliani
pp. 437-445
Per Antonio Rigon «La vita che si fa storia»
II.22.23.13

SOMMARIO
La recente pubblicazione di un volume di raccolte saggistiche e di una lunga intervista ad Antonio Rigon, già docente di Storia medievale nell’Università di Padova, offre l’opportunità di sottolineare elementi centrali della sua realizzazione storiografica, editoriale e intellettuale, in linea con la grande scuola storica padovana inaugurata da Paolo Sambin.

Parole chiave: Parole chiave: Antonio Rigon, Paolo Sambin, Università di Padova.

ABSTRACT
The recent publication of a volume of collected essays and a long interview of Antonio Rigon, former professor of Medieval History at the University of Padua, gives the opportunity to underline central elements of his historiographical, editorial and intellectual achievement, in line with the great Paduan historical school inaugurated by Paolo Sambin.

Keywords: Antonio Rigon; Paolo Sambin; University of Padua.

italiano
Giovanna Baldissin Molli
pp. 447-464
L’esposizione ‘‘Donatello. Il Rinascimento’’. Una rilettura
II.22.23.14

SOMMARIO
Si presenta un’ampia nota a commento del Catalogo della mostra Donatello. Il Rinascimento (Firenze, Palazzo Strozzi e Museo Nazionale del Bargello 19 marzo - 31 luglio 2022), a cura di Francesco Caglioti.

Parole chiave: Mostra Donatello; Rinascimento; Firenze; Francesco Caglioti

ABSTRACT
An extensive note is presented to comment on the Catalog of the Donatello exhibition. The Renaissance (Florence, Palazzo Strozzi and the Bargello National Museum 19 March - 31 July 2022), curated by Francesco Caglioti.

Keywords: Donatello Exhibition; Renaissance; Florence; Francesco Caglioti

italiano
Giovanna Baldissin Molli - Maria Stella Busana - Nicolò De Marchi - Emanuela Faresin - Giuseppe Salemi
pp. 465-475
Percorsi tattili per i beni archeologici e artistici in Italia e all’estero: il progetto TEMART e il ‘‘Cristo passo’’ di Donatello
II.22.23.15

SOMMARIO
Il Progetto “TEMART-Tecnologie e materiali per la manifattura artistica, i beni culturali, l’arredo, il decoro architettonico e urbano e il design del futuro” è una ricerca finanziata dalla Regione Veneto. Questa linea di finanziamento, riservata in passato solo al mondo delle imprese, ha previsto per la prima volta la presenza di enti di ricerca (le quattro università del Veneto: Padova, Venezia “Ca’ Foscari”, Verona, IUAV) accanto ai tradizionali consorzi di aziende al fine di rafforzare il legame tra ricerca e ambito produttivo locale. La parte preponderante del progetto TEMART si è focalizzata su casi studio di tipo industriale. Il Dipartimento dei Beni Culturali dell’Università di Padova, in collaborazione con gruppi di ricerca degli altri Atenei in sinergia con due consorzi d’imprese e alcune aziende ha affrontato invece una ricerca innovativa su manufatti archeologici e artistici. In particolare, la ricerca è stata indirizzata alla realizzazione di una copia tridimensionale del Cristo passo di Donatello, ora al centro del paliotto dell’altare maggiore della basilica del Santo, ottenuta mediante scansione e senza contatto con l’originale. La copia è  stata pensata e rifinita in vista della sua esposizione nel Museo Antoniano, e nel contesto di un’esposizione inclusiva, capace di far leggere l’opera mediante il tatto: fornendo quindi informazioni a tutti i visitatori e segnatamente alle persone con disabilità visiva.

Parole chiave: Copia da Donatello; Museo Antoniano; Inclusività .

ABSTRACT
The “TEMART” project (a project on the technologies and materials related to artistic manufacturing, cultural heritage, furnishing, architectural and urban decoration and the design of the future) is a research which was funded by the Venetian Region. This mode of funding, which had hitherto been reserved only to the business world, for the first time engaged research bodies (the four universities of the Venetian Region, that is, Padua, Venice “Ca ‘Foscari”, Verona, IUAV) alongside the traditional consortia of companies with an aim to cement the link between research and local production. The prominent part of the TEMART project focused on industrial-type case studies. The Department of Cultural Heritage of the University of Padua, in collaboration with research groups from other universities, in conjunction with two business consortia and some companies, has instead undertaken innovative research on archaeological and artistic artefacts. In particular, the research was directed towards the creation of a three-dimensional copy of Donatello’s Christus passus, now in the center of the frontal of the main altar of the basilica of St. Anthony, obtained by contact-less scanning of the original. The copy was projected and designed in view of its exhibition in the Anthonian Museum, and in the context of an inclusive exhibition capable of making the work legible by touch: taking into consideration its accessibility to all visitors, especially to the visually impaired.

Keywords: Copy from Donatello; Anthonian Museum; Inclusiveness.

italiano