Rivista LIV (2014) - fasc. 1

Studi e Testi
Paola Barbierato
pp. 7-22
«In Campo Sancti Petri». I nomi di luogo e la storia di un territorio. Il contributo della toponomastica
II.14.01.01

SOMMARIO
Premesso che la toponomastica conserva e tramanda forme arcaiche della parlata locale e permette di ricostruire caratteristiche locali del paesaggio del passato, analizza il toponimo Campus Sancti Petri formato da campus che descrive un territorio pianeggiante e dall’agionimo Sancti Petri, il santo cui è intitolata l’antica pieve. Esamina poi numerosi toponimi chiaramente di origine medioevale, da Rustega a bastia, da guizza a piovega. Mette in rilievo alcuni fitotoponimi come via Albarella e altri nomi derivati dalla presenza delle acque, come Rialto. Un ricco gruppo di toponimi non più esistenti descrive il paesaggio di boschi che ricoperse buona parte del nostro territorio in epoca medievale: dalla contra’ del Boscho a quelle del Ronchazo che allude alla lunga, faticosa e vittoriosa lotta per guadagnare terreno arativo. Un altro gruppo ricorda le acque stagnanti che formavano qua e là pantani e paludi (la Moia, contra’ del Palù) e un altro le opere di controllo delle acque innalzate dagli abitanti (contra’ dell’Arzere, la Botte). Alla condizione delle strade rinviano toponimi come la via Granda o la contra’ de la Zancha.

Parole chiave: Camposampiero; toponomastica.

SUMMARY
Given that the toponymy preserves and passes on archaic forms of the local language whilst allowing the reconstruction of local features of the landscape of the past, Barbierato analyses the toponym Campus Sancti Petri composed of campus, which describes a flat area, and the saintly name of Sancti Petri, the saint to whom the ancient church is dedicated. She then examines numerous toponyms clearly of medieval origin, from Rustega to Bastia, from Guizza to Piovega. Some fitotoponimi (i.e. toponyms derived from a name of a place), such as Via Albarella, are also highlighted, together with other names derived from the presence of water, such as Rialto. A vast group of toponyms, which no longer exist, describe the landscape of woods that covered up much of our territory in the Middle Ages: from the contra’ del Boscho to those of Ronchazo. These toponyms refer to the long, difficult and victorious struggle to gain arable lands. Another group of toponyms bring to mind the stagnant waters that formed around quagmires and marshes (la Moia, contra’ del Palù) and another group examines the control works of the waters erected by the inhabitants (contra’ dell’Arzere, la Botte). Toponyms such as via Granda or Contra` de la Zancha refer to the conditions of the streets.

Keywords: Camposampiero; toponomastic.

Italiano
Raffaele Roncato
pp. 23-37
Origini e prime vicende del casato Da Camposampiero: fra storia e storiografia
II.14.01.02

SOMMARIO
Da Camposampiero si denominò la schiatta che dal suo castrum sulla linea di confine dei territori di Padova e di Treviso e dai palazzi nelle due città dominò le vicende degli uomini dell’Oltrebrenta per quasi due secoli (1185-1340): una schiatta per la cui denominazione si ripropone la vexata quaestio se la famiglia abbia preso il nome dal sito o viceversa. Le origini e le prime vicende sono incerte: il cronista padovano Rolandino ne parla come di una delle quattro grandi e claras domos della regione; tra i moderni storici Gherardo Camposampiero ne fa risalire le origini a un Tiso vassallo di Berengario nel 910 e Luigi Rostirola li definisce «conti».
I suoi più antichi esponenti si professarono di legge salica, segno indubbio diappartenenza al ceppo dei Franchi Salii. Si stabilirono in un territorio, quello di Camposampiero, che faceva parte del comitato carolingio di Treviso e rimase sempre in seguito nella diocesi di Treviso. Conobbero dunque una lunga storia trevigiana prima che padovana. Nello stile delle grandi famiglie furono benefattori di monasteri, mantenendo sempre un piede in Treviso e un altro in Padova ed entrando poi nel periodo dei Comuni nel gioco degli equilibri tra forze cittadine emergenti e signorie rurali.

Parole chiave: Famiglia Da Camposampiero; Treviso; Padova.

SUMMARY
The name of the lineage which for almost two centuries (1185-1340) dominated the vicissitudes of men in Oltrebrenta, from its castrum, which is located on the borderline of the territories of Padua and Treviso, and from the buildings in the two cities, emerged from Camposampiero. The denomination of the name poses a vexata quaestio since it is not known whether the family lineage took its name from the site, or vice versa. The origins and the initial events are uncertain. The Paduan chronicler Rolandino speaks about this family as one of the big four and as a claras domos of the region. Among the modern historians, Gherardo Camposampiero traces the origins of the family to a certain Tiso vassal of Berengario in 910, whilst Luigi Rostirola refers to them as «counts».
Its oldest exponents professed themselves to Salic Law, a definite sign of belonging to the lineage of the Franchi Salii. They settled in the territory of Camposampiero, which formed part of the Carolingian Committee of Treviso, and which later always remained part of the diocese of Treviso. To this effect they have are in possession of a longer history on Treviso rather than Paduan history. Just like other important families, they were benefactors of monasteries, always keeping one foot in Treviso and another one in Padua. Later, in the period of the Commons, they entered in the game of forces among emergent city forces and rural lordships.

Keywords: Da Camposampiero Family; Treviso; Padua.

Italiano
Sante Bortolami
pp. 39-54
I Da Camposampiero. Una Domus magnatizia nella Marca dei Comuni
II.14.01.03

SOMMARIO
Sono proposte alcune linee generali e qualche considerazione più specifica sulle vicende della famiglia Da Camposampiero nel periodo tra la fine del XII secolo e l’inizio del XIV. A proposito della parentela tra Da Camposampiero e Da Romano esamina un documento del 1085 in cui compare il toponimo Treville, localita` in cui le due famiglie vantavano beni a lungo contesi.
Esamina la citazione di Rolandino che pone i Da Camposampiero tra le quattro casate più importanti della regione: i Da Camposampiero non potevano stare allo stesso livello degli Este, dei Da Camino e dei Da Romano, ma per il padovano Rolandino erano i campioni della libertà e del partito guelfo. Inoltre erano famiglia di antica nobiltà , proprietaria di beni tra il Bassanese, il Trevigiano e il Padovano. Erano fondatori e benefattori di chiese e monasteri. E con il loro forte castello occupavano una posizione strategica di cerniera tra i territori trevigiano e padovano.
Per qualche decennio i membri del potente clan dei Da Camposampiero tennero un piede a Treviso e uno a Padova; e, pur restando esponenti del baronato legato all’imperatore, furono anche capifila degli interessi dei Comuni. Nel serrato gioco politico tra comune cittadino e grandi famiglie magnatizie, i Da Camposampiero si schierarono accanto ai marchesi d’Este e diventarono una delle colonne portanti di quel partito. Il loro astro decollò su scala sovraregionale grazie a Tiso, che fu vicario di Azzo d’Este nella Marca di Ancona.
Nonostante fossero ricchi di terre, dovettero spesso far i conti con la mancanza di denaro contante: ma il loro prestigio non ne fu toccato, perchè erano nobiles consueti, uomini di antica inossidabile nobiltà. Pur se furono colpiti da leggi antimagnatizie e nonostante alcune difficoltà familiari, i Da Camposampiero rimasero dei piccoli signori, potenzialmente mine vaganti: nel loro castello non si insediò mai un capitano inviato da Padova a esercitare giustizia. Superata la straziante parentesi ezzeliniana, la famiglia torno` in auge: furono decenni di incarichi in diversi luoghi a diversi personaggi della famiglia; fino a che non esplosero lotte intestine: e allora la famiglia perse, straziata.

Parole chiave: Famiglia Da Camposampiero; Rolandino cronista; Azzo d’Este; Famiglia Da Camino; Famiglia Da Romano; Ezzelino Da Romano.

SUMMARY
In the period between the 12th and the 16th century, some general lines and other specific considerations were proposed about the vicissitudes of the family da Camposampiero. With regard to the relationship between the Da Camposampiero and the Da Romano, Bortalami examines a document, dated 1085, in which the toponym «Treville» appears, a locality in which the two families boasted long contended assets. He examines the citation of Rolandino which classifies the Da Camposampiero among the four most important families in the region: the Da Camposampiero could not be considered to be at par with the Este, the Da Camino and the Da Romano, but, according to Rolandino, they were the champions of the freedom and of the Guelph party. Moreover they were also a family of ancient nobility, and proprietors of assets in the provinces of Bassano, Treviso and Padua. They were the founders and benefactors of various churches and monasteries and through their secure castle they occupied a strategic position as a link between the territories of Treviso and Padua.
For some decades the members of the powerful clan of the Da Camposampiero kept one foot in Treviso and another one in Padua; and, whilst remaining exponents of the barony that was tied to the emperor, they were also the leaders of the interests of the Commons. In the tight political game between the ordinary citizen and the great, rich and powerful families, the Da Camposampiero lined up next to the marquises of Este and became one of the supporting pillars of that party. They also became notorious beyond the regional level thanks to Tiso, who at the time was the vicar of Azzo of Este in the March of Ancona.
Despite the fact that they were in possession of various lands, they often had to contend with lack of cash; nonetheless their prestige was never impaired as they were considered as nobiles consueti, men of ancient and indestructible nobility. Even if they were affected by anti-magnates laws, and despite some family problems, the Da Camposampiero remained small lords, potential loose cannons: it never occurred that a captain sent from Padua settled in their castle to pursue justice. After the harrowing digression of Ezzelino, the family returned to the climax: there were decades of assignments in various places and towards different members of the family; this remained until such time in which internal strives arose because of which the family lost its powers, lacerated.

Keywords: Da Camposampiero Family; Rolandino the Chronicler; Azzo d’Este; Da Camino Family; Da Romano Family: Ezzelino Da Romano.

Italiano
Antonio Rigon
pp. 55-65
Il santo e il signore. Tiso da Camposampiero nella storia e nella tradizione agiografica antoniana
II.14.01.04

SOMMARIO
Camposampiero costituisce l’ultima tappa nell’itinerario francescano di Antonio: la narrazione di quanto accadde in quelle quattro settimane del maggio-giugno 1231 costituisce un concentrato di topoi agiografici francescani ed evoca antiche consuetudini eremitiche; il rapporto di Antonio col potente signore del luogo, Tiso Da Camposampiero, rientra in una serie di incontri tra umili frati e ricchi signori che scandiscono la storia del primo francescanesimo. Il passo dell’Assidua che narra gli ultimi giorni di vita di Antonio a Camposampiero é probabilmente ispirato alle norme dettate da Francesco per i frati ritiratisi negli eremi e insiste sulla contemplazione della natura e sulla meditazione; il centro abitato che sorgeva accanto al castello resta ai margini della narrazione.
L’unico protagonista accanto ad Antonio è Tiso Da Camposampiero, fedele al leato degli Estensi e nemico acerrimo dei Da Romano. Il rapporto tra il santo e il signore risaliva forse ad anni precedenti, al periodo in cui Tiso era stato nella Marca di Ancona come vicario di Azzo d’Este e Antonio percorreva quel territorio predicando. Si trattava di relazioni umane, sociali e anche politiche: e lo conferma la presenza a Camposampiero accanto ad Antonio di frate Luca Belludi, che coltivava stretti rapporti con l’aristocrazia cittadina. I legami tra Antonio e i frati minori e la famiglia dei Da Camposampiero andarono ben oltre – prima e dopo – l’episodio degli ultimi giorni di vita di Antonio.

Parole chiave: Camposampiero; S. Antonio di Padova; Tiso da Camposampiero; Azzo d’Este; Luca Belludi OMin.

SUMMARY
Camposampiero is the final stage in the Franciscan itinerary of Saint Anthony: the narrative of what happened in those four weeks of May-June 1231 constitutes a concentration of hagiographic Franciscan «topoi» and evokes ancient customs of the hermits; the relationship between Saint Anthony and the powerful lord of the place, Tiso Da Camposampiero, is part of a series of meetings between humble friars and rich lords which mark the history of the first Franciscan movement. The passage of the Assidua, which recounts the last days of life of Saint Anthony in Camposampiero, is probably inspired by the norms laid down by Saint Francis of Assisi for the friars who were retired in hermitages and it insists on the contemplation of nature and meditation; the built-up area that stood next to the castle remains in the margins of the narrative.
The only main character starring alongside Saint Anthony is Tiso Da Camposampiero, a loyal ally of the family of Este and a sworn enemy of the Da Romano. The relationship between the saint and the lord went back perhaps to previous years, to the period in which Tiso was in the March of Ancona, as vicar of Azzo of Este, and Saint Anthony preached during his walks in that territory. Their relationship was based on human, social and also political grounds: this is confirmed by the presence of Friar Luca Belludi in Camposampiero, who cultivated close relations with the aristocracy, next to Saint Anthony. The links between Saint Anthony, the Minor Friars and the family of the Da Camposampiero, went far beyond - before and after - the story of the last days of the life of Saint Anthony.

Keywords: Camposampiero; St. Anthony of Padua; Tiso da Camposampiero; Azzo d’Este; Luca Belludi OMin.

Italiano
Elda Martellozzo Forin
pp. 67-121
Gregorio Camposampiero (1384-1450), il figlio del «callegaro» finanziatore della ricostruzione della chiesa e del convento dei francescani a Camposampiero
II.14.01.05

 SOMMARIO
Tra il 1425 e il 1440 Gregorio Camposampiero assunse l’impresa di ricostruire chiesa e convento di San Giovanni e «inventò » l’oratorio del Noce. La biografia di Gregorio era già nota a grandi linee; qui viene ricostruita passo passo grazie a innumerevoli documenti notarili. Gregorio crebbe in una famiglia impegnata nel commercio delle calzature: il padre Giovanni, che era probabilmente il responsabile della ditta nella quale operavano anche Bartolomeo e Liberale, rispettivamente zio e fratello di Gregorio, fu sempre noto con l’appellativo di «callegaro». Ma era un «callegaro» che operava su vasta scala e poteva disporre di mezzi finanziari non comuni se alla sua morte lasciò un patrimonio immobiliare di oltre settecento campi. Gregorio abbandonò presto pellami e scarpe, si iscrisse all’arte della lana e aprì una bottega di stoffe in piazza, al pianoterra del palazzo comunale padovano; contemporaneamente cominciò a interessarsi alla gestione dei dazi, nei quali, chiusa l’esperienza di drappiere, avrebbe impegnato enormi capitali. La sua fortuna cessò di colpo nel 1439, quando fu scoperta una congiura filocarrarese i cui capi erano Giacomo Scrovegni e il figlio di Gregorio, Nicolò . Gli ultimi dieci anni di vita Gregorio li trascorse in Canea, lontano dai commerci e dagli incarichi pubblici padovani. Della sua opera frenetica restavano i monumenti di Camposampiero: la chiesa e il convento, fatti ricostruire a partire dal 1425 e poi dotati con beni immobili, e l’oratorio del Noce che aveva fatto erigere sul luogo dove aveva radici il maestoso noce tra i cui rami, in una celletta costruita da Tiso Da Camposampiero, aveva meditato sant’Antonio.

Parole chiave: Gregorio Camposampiero; Convento francescano di Camposampiero.

SUMMARY
Between 1425 and 1440 Gregorio Camposampiero accepted the task to rebuild the church and the convent of St. John and «invented» the oratory of the Noce. The biography of Gregorio was already broadly known; here it is reconstructed step by step through countless notarial documents. Gregorio was brought up in a family which ventured in the footwear industry: the father, Giovanni, always known by his famous nickname «callegaro», was most probably responsible of the company where Bartolomeo and Liberale (the uncle and the brother of Gregorio) also worked. Nonetheless, he was a «callegaro» who operated on a large scale, and who could have uncommon financial means so that when he died he left a real estate of over seven hundred fields. Gregorio soon abandoned leather and shoes in order to enrol himself in the art of wool and opened a small shop of fabrics in the square, on the ground floor of the municipal building of Padua. At the same time he became interested in the management of duties, through which he would invest huge capital once he was done with fabrics. His fortune ended abruptly in 1439, when a pro-Carraresi conspiracy was discovered, whose leaders were Giacomo Scrovegni and Nicolò , the son of Gregorio. Gregorio spent his last ten years of life in Canea, away from the businesses and the Paduan public offices. Of his laborious work remained the monuments of Camposampiero: the church and the convent, rebuilt as from 1425 and then equipped with real estate, and the oratory of the Noce – which he erected on the spot where the majestic walnut grew roots and among which branches, in a cell built by Tiso Da Camposampiero, Saint Anthony had meditated.

Keywords: Gregorio Camposampiero; Franciscan convent of Camposampiero.

Italiano
Andrea Calore
pp. 123-128
Il Palazzo Camposampiero (secolo XIII) in Padova
II.14.01.06

SOMMARIO
L’autore analizza quel che di medievale si può ancora leggere su un palazzo sito a Padova in via San Fermo. Esso appartenne prima ai Da Vigodarzere e poi, per acquisto, al Tiso Da Camposampiero contemporaneo e amico di sant’Antonio. Era una costruzione quadrata, romanica, con alti portici. Fu ampliata addossandole un nuovo edificio sul lato orientale dopo la caduta di Ezzelino; fu allora dotata di un’ampia, elegante trifora. La superstite decorazione scultorea è costituita da quattro leoni, animali cari ai Da Camposampiero sul cui stemma appare un leone rampante: due di essi sono probabilmente opera di artigiani locali ma altri due mostrano la mano ben più esperta di artisti educati alla scuola di Benedetto Antelami. Una formella riproducente il nucleo di una cometa, apparsa durante il restauro e oggi non più visibile, fa pensare allo stemma della cometa adottato nel secolo XV dai Camposampiero discendenti dal cavalier Guglielmo che abitarono proprio in contrada San Fermo.
 

Parole chiave: Famiglia Da Camposampiero; Padova; Palazzo Da Camposampiero.

SUMMARY
The author analyses aspects of medieval origin which can still be noted on a building site in Via San Fermo in Padua. This building site first belonged to the Da Vigodarzere and then was bought by Tiso Da Camposampiero, who was a friend of Saint Anthony and his peer. It was a squared Romanesque construction, with high porches. After the fall of Ezzellino, its eastern side was extended by means of a new building; it was there when it was equipped with a large and elegant three-light window. The surviving sculptural decoration consists of four lions – animals which were dear to the Da Camposampiero and on whose coat of arms appears a rampant lion: two of them are probably the work of local artisans, but the other two show the more expert technique of artists educated at the school of Benedetto Antelami. A square which reproduces the nucleus of a comet, which appeared during the restoration and which is now no longer visible, brings to mind the emblem of the comet adopted in the 15th century by the Da Camposampiero, descendants of Sir Guglielmo, who lived just in the city quarter of S. Fermo.

Keywords: Da Camposampiero Family; Padua; Da Camposampiero House. 

Italiano
Note e Ricerche
Chiara Accornero
pp. 129-140
Due altari per una pala. Precisazioni, ipotesi e conferme su Pietro Liberi e le cappelle Papafava a San Francesco Grande di Padova
II.14.01.07

SOMMARIO
Un’inedita disamina documentaria, condotta principalmente presso l’Archivio di Stato di Padova e presso quello privato della famiglia Papafava, unita al supporto di alcuni riscontri di carattere formale permette di confermare e circoscrivere ulteriormente i termini cronologici della pala di Pietro Liberi a San Francesco Grande di Padova, a rigor di logica ultimata tra l’ottobre e il novembre 1659. Consente inoltre di esplicitare le complesse e alterne vicende che, dalla concessione del patrocinio ai Papafava di San Francesco nel marzo 1632, portarono al riallestimento della cappella dedicata a San Diego, dove il dipinto era originariamente collocato. L’analisi di tale contesto rende evidenti alcune inclinazioni di gusto e indubbie preferenze devozionali dei committenti.

Parole chiave: Padova, chiesa di San Francesco; Pietro Liberi; Famiglia Papafava.

SUMMARY
An unprecedented documentary examination, conducted primarily at the State Archive of Padua and at the private family Papafava, combined with the support of some evidence of a formal nature allows you to confirm and further narrow the chronological terms of the blade by Pietro Liberi of San Francesco Great Padua, logically completed between October and November 1659. It also allows you to explain the complex and various events that, by the granting of legal aid Papafava of San Francesco in March 1632, led to the redevelopment of the chapel dedicated to San Diego, where the painting was originally placed. The analysis of this context makes clear some inclinations of undoubted taste and preferences of the clients devotional.

Keywords: Padua, St. Francis Church; Pietro Liberi; Papafava Family.

Italiano
Giuseppe Cassio
pp. 141-151
Il grande dipinto dei Protomartiri francescani a Treia. Analisi iconografica e nuove ipotesi interpretative
II.14.01.08

SOMMARIO
Nella Pinacoteca civica di Treia (Macerata) è conservato un dipinto su tela rappresentante i Protomartiri francescani. Si tratta di un’opera firmata e datata da Agostino Bonisoli, che la realizzò nel 1673 per la chiesa di San Francesco a Cremona. In seguito alla soppressione del convento, il dipinto venne acquistato da padre Niccolò Cipollari, un francescano di stanza nella città lombarda, che si assicurò di inviarlo a Treia. L’opera si contraddistingue nel catalogo dei primi martiri dell’Ordine francescano per le dimensioni e la qualità pittorica con cui viene trattata la scena principale, che associa i personaggi agli attori di una scena teatrale. Ad avvalorare ciò , fa da supporto un fondale «dipinto nel dipinto» in cui l’artista ritrae la prigionia dei frati nella torre di Siviglia (antefatto) e il martirio subìto a Marrakech (epilogo). Il candido realismo con cui sono trattati taluni personaggi lascia un ampio margine d’interpretazione sull’effettiva identità di costoro, che verosimilmente potrebbero aver assunto le sembianze di uomini politici contemporanei, protagonisti di vicende politiche riflesse nei variegati risvolti del dipinto.

Parole chiave: Protomartiri francescani; Agostino Bonisoli, Treia (MC), Pinacoteca Municipale.

SUMMARY
In the Pinacoteca of Treia (Macerata) is preserved a painting representing the Franciscans Protomartyrs. The work is signed and dated by Augustine Bonisoli, who painted it in 1673 for the church of San Francesco in Cremona. Following the suppression of the convent, the painting was acquired by Niccolò Cipollari, a friar stationed in the Lombard city, who send it to Treia. The work is distinguished in the catalog of the first martyrs of the Franciscan Order for the size and quality of painting which is treated with the main scene, which combines the characters to the actors of a theatrical scene. To confirm this, is to support a backdrop ’painting within a painting’ in which the artist depicts the imprisonment of friars in the tower of Seville (background) and the martyrdom suffered in Marrakech (epilogue). The candid realism with which certain characters are treated leave a wide margin of interpretation about the real identity of these people, who probably could have taken the form of contemporary politicians protagonists of political events reflected in the varied aspects of the painting.

Keywords: Franciscan Protomartyrs; Agostino Bonisoli; Treia (MC), Pinacoteca Municipale. 

Italiano
Luciano Bertazzo
pp. 153-167
Percorsi dell’identità francescana. Note di lettura su due opere recenti
II.14.01.09

SOMMARIO
Vengono presentati due testi di storia francescana editi a poco tempo di distanza l’uno dall’altro, ad opera di uno stesso autore, Giuseppe Buffon, professore ordinario di Storia della Chiesa presso la Pontificia Università Antonianum di Roma. Il primo testo, Sulle tracce di una storia omessa (Grottaferrata 2011) cerca di offrire un’ampia presentazione della produzione storiografica prodotta dall’Ordine francescano a partire dalla metà del XVI secolo; il secondo, Storia dell’Ordine francescano (Roma 2013), dibatte, nella ricerca di una specifica identità, la possibilità di una storia francescana nella complessità della modernità.

Parole chiave: Giuseppe Buffon OFM; Storiografia francescana.

SUMMARY
Giuseppe Buffon, a professor of Church History within the Pontifical University Antonianum of Rome, produced two published texts of Franciscan history, within a short span of time. The first text, Sulle tracce di una storia omessa (Grottaferrata, 2011) attempts to offer a wide presentation of the production of the historiography produced by the Franciscan order, commencing from the middle of the 16th century; the second text, Storia dell’Ordine francescano (Rome 2013) debates, whilst researching a specific identity, the possibility of one Franciscan story within the complexity of modernity.

Keywords: Giuseppe Buffon OFM; Franciscan historiography. 

Italiano
Antonino Poppi
pp. 169-172
Una scheda sulla docenza pubblica di metafisica «in via Scoti» del francescano del Santo Antonio Trombetta (1475)
II.14.01.10

SOMMARIO
In base a una nuova documentazione sono aggiornati i riferimenti cronologici relativi all’insegnamento universitario di metafisica «in via Scoti» nella Facoltà delle arti dell’Università Patavina del francescano del Santo, Antonio Trombetta, la cui prima condotta, poi cassata, risale al 6 dicembre 1473.

Parole chiave: Antonio Trombetta OFMConv; Universita` di Padova, Facolta` Teologica.

SUMMARY
Through new documents, the chronological references about the university teaching of metaphysics in «via Scoti», within the Faculty of Arts of the University of the Paduan Franciscan, Antonio Trombetta (1473), have been updated.

Keywords: Antonio Trombetta OFMConv, University of Padua-Theological Faculty.

Italiano
Antonino Poppi (a cura)
pp. 173-189
Una teologia dell’amore nei primi passi del postconcilio. Due meditazioni di padre Leone Haberstroh s.v.d. (1905-1986) all’Istituto Teologico S. Antonio Dottore (Padova)
II.14.01.11

SOMMARIO
Sono offerte due meditazioni inedite del verbita padre Leone Aberstroh (1905-1986) tenute all’Istituto Teologico S. Antonio Dottore (Padova), dov’era stato ospite per un biennio. E` la proposta di una teologia dell’amore nei primi passi del post- concilio.

Parole chiave: Leone Aberstroh, svd; Padova, Istituto Teologico S. Antonio; Concilio Vaticano II.

SUMMARY
Two unpublished mediations of the Rev. Leone Aberstroh SVD (1905-1986), which were kept at the Istituto Teologico S. Antonio Dottore (Padua), were offered. It is a proposal for a theology of love in the first steps of the post-conciliar period.

Keywords: Leone Aberstroh, svd; Padua, Theological Institute of St. Anthony; Council Vatican II. 

Italiano