Rivista LVII (2017) - fasc. 3

Studi e Testi
Luciano Bertazzo
pp. 295-342
Padre Antonio Maria Bolognini (1868-1942) padre della rinata Provincia Patavina di S. Antonio
II.17.3.01

SOMMARIO
Il contributo propone il percorso biografico di padre Antonio Bolognini (1868- 1942), francescano conventuale. Originario di Lumezzane (Brescia), entrò giovane tra i francescani conventuali nel seminario dell’isola di Cherso (Istria) percorrendo il suo curricolo di studi e di formazione fino al sacerdozio. Dopo anni di attività nell’isola, venne trasferito nel convento di Camposampiero, da poco recuperato all’Ordine, impegnandosi in una laboriosa attività di ricostruzione del sito che conservava la memoria antoniana. Nel 1907, con il ricostituirsi dell’antica Provincia di S. Antonio, staccata da quella dalmata di S. Girolamo, venne eletto primo ministro provinciale. Un compito che svolse ripetutamente fino al 1919, impegnandosi nell’organizzazione della giovane Provincia francescana con particolare attenzione alla formazione dei giovani. Nel 1922 veniva rieletto ministro provinciale. Sono gli anni in cui affianca attivamente l’attività di un sacerdote padovano don Giuseppe Paccagnella in un’attività caritativa a favore di ragazzi poveri aprendo la ‘‘Casa Buoni Fanciulli’’. Un’attività in cui svolge una presenza particolare Lina Salvagnini, una giovane donna dotata di particolari doni mistici. Sono questi a provocare sospetti e malignità , con grande scalpore in città , fino a determinare l’intervento del S. Offizio che, dopo aver condotto una severa inchiesta, condanna i protagonisti a rilevanti sanzioni canoniche. Padre Bolognini si sottomette pienamente alla condanna. Trasferito a Roma, impedito di tornare a Padova, trascorrerà il resto della vita nella Città eterna, svolgendo vari compiti a servizio dell’Ordine e della Congregazione dei Sacramenti. Per la prima volta il contributo rileva le motivazioni della sua condanna, completamente tacitate nella buona memoria che di lui si ha sempre avuto nella vita della Provincia del Santo.

Parole chiave: P. Antonio Bolognini; Provincia di S. Antonio OFMConv; Basilica di S. Antonio; Padova; Don Giuseppe Paccagnella; Lina Salvagnini; ‘‘Casa Buoni Fanciulli’’; S. Offizio.

SUMMARY
The contribution proposes the biographical path of father Antonio Bolognini (1868-1942), Conventual Franciscan Friar. Native of Lumezzane (Brescia), he entered as a young man among the Conventual Franciscans in the seminary of the island of Cherso (Istria) following his curriculum of studies and formation up to the priesthood. After years of activity on the island, he was transferred to the convent of Camposampiero, recently recovered by the Order, engaging in a laborious reconstruction work on the site that preserved the Antonian memory. In 1907, with the reconstitution of the ancient province of St. Anthony, detached from the Dalmatian one of St. Jerome, was elected provincial prime minister. A task that he repeatedly took to heart until 1919, engaging in the organization of the young Franciscan Province with particular attention to the formation of young people. In 1922 he was reelected provincial minister. These are the years actively alongside the activity of a paduan priest don Giuseppe Paccagnella in a charitable activity in favor of poor children by opening the ‘‘Casa Buoni Fanciulli’’ (‘‘Children Home’’). An activity in which a young woman, Lina Salvagnini, with special mystical gifts played a special part. These will cause suspicion and malignity, with a great stir in the city, to cause the intervention of the Holy Office, which, after conducting a through investigation, condemns the protagonists to major canonical sanctions. Father Bolognini fully submitted to the conviction. Transferred to Rome, prevented from trespassing in Padua, he will spend the rest of his life in the Eternal City, performing various duties at the service of the Order and the Congregation of the Sacraments. For the first time, the contribution points to the reasons for his condemnation, completely silenced in the good memory that he has always had in the life of the Province of St. Anthony.

Keywords: Fr. Antonio Bolognini; Province of St Anthony OFMConv; Basilica of St Anthony; Padua; Don Giuseppe Paccagnella; Lina Salvagnini; ‘‘Casa Buoni Fanciulli’’; Holy Office.

italiano
Lucia Marchi
pp. 343-368
Musica francescana tra Due e Quattrocento
II.17.3.02

SOMMARIO
Questo studio intende riflettere su due momenti del rapporto tra i francescani e la musica. Una prima parte si concentra sui primi anni dell’Ordine attraverso un riesame delle prime fonti biografiche francescane. Il risultato è un’immagine di Francesco che fa proprio il modello dei trovatori e dei trovieri, adottandone il repertorio e lo stile esecutivo (Francesco che canta gallice le lodi di Dio fingendo di suonare la viella, come ce lo descrive Tommaso da Celano). Il famoso invito – descritto dalla Compilatio assisiensis – di Francesco ai suoi frati di essere gli ioculatores Domini è reinterpretato alla luce della scoperta che la stessa espressione è usata da uno dei maggiori protagonisti del repertorio polifonico di Notre-Dame, Filippo il Cancelliere. Lungi dall’essere ai margini in fatto di preferenze musicali, i primi francescani appaiono molto ben connessi ai maggiori repertori del tempo. Tale connessione continua nei secoli successivi. L’ultima parte dello studio prende in esame il possesso di un manoscritto di polifonia, il codice Torino, Biblioteca Nazionale Universitaria, T.III.2. da parte di due membri dell’Ordine nel corso del Quattrocento.

Parole chiave: Francesco d’Assisi; Musica medioevale; Fra Pietro da Sanseverino Marche OMin; Frate Ludovico da Ponzano OMin; Torino, Biblioteca Nazionale Universitaria.

SUMMARY
This essay considers two moments of the relationship between the Franciscans and music. A first part examines the first years of the Order through a new analysis of passages from early hagiographical sources. The result is an image of St. Francis who models himself on the French troubadours and trouveres, adopting their repertory and performance style (e.g. Francis singing gallice the praises of God, while pretending to accompany himself on a vielle, as described by Tommaso da Celano). I reinterpret the famous invitation of Francis to his friars to be the ioculatores Domini in light of the discovery that the same expression is used by one of the major protagonists of the Notre-Dame polyphonic repertory, Philip the Chancellor. Far from being marginal in their tastes, the first Franciscans appear to have been well connected to the main musical tendencies of their time. This connection continues into the next centuries. The second part of this study looks at the possession of a manuscript of polyphony, the codex Turin, Biblioteca Nazionale Universitaria, T.III.2. by two members of the Order in the course of the fifteenth century.

Keywords: Francis of Assisi; Medioevale Music; Father Pietro da Sanseverino Marche OMin; Father Ludovico da Ponzano OMin; Torino, National Universitary Library.

italiano
Jeremy Warren
pp. 369-379
Bronzes in Renaissance Padua in the Wallace Collection including a new Portrait by Riccio of Antonio Trombetta
II.17.3.03

SUMMARY
The essay discusses a remarkable group of late fifteenth- and early sixteenthcentury Paduan small sculptures in the Wallace Collection, the makers of which all had connections with the Santo. Giovanni Fonduli da Crema was commissioned in 1484 to execute one of the bronze reliefs for the choir of the Santo but seems not to have completed the work, making the Wallace Collection Seated Woman the only certain work in bronze by this gifted sculptor, with whom the young Riccio may well have worked and learnt his skills as a maker of small bronzes. Archival work for the new Wallace Collection catalogue of sculpture has uncovered much new information on the goldsmith Francesco Pomarano, better known as Francesco da Sant Agata, who for much of the 2oth century was regarded as a key figure in the development of Paduan bronze sculpture. His signed Hercules in boxwood in the Wallace Collection, praised by Bernardo Scardeone in 1560, remains his only identified work. The most important discovery for the new Wallace Collection catalogue is the identification of a brilliant small portrait bust as a lifetime portrait by Andrea Briosco (Riccio) of Antonio Trombetta, Provincial Minister of the Santo and one of the most famous figures in the Basilica s history. The portrait relates closely to Riccio s documented life-size portrait in the large monument to Trombetta in the Santo, made by the sculptor in the early 1520s in collaboration with Vincenzo and Gian Matteo Grandi.

Keywords: Padua; Basilica of St. Anthony; Sculpture; Bronzes; Giovanni Fonduli; Francesco da Sant’Agata; Riccio; Antonio Trombetta ofmconv; Wallace Collection.

SOMMARIO
Il contributo ragguaglia su un notevole gruppo di piccole sculture di provenienza padovana dei secoli XV e XVI presenti nella Collezione Wallace, i cui artisti avevano legami con il complesso della basilica di Sant’Antonio in Padova. Nel 1484 Giovanni Fonduli da Crema ebbe l’incarico di eseguire uno dei rilievi in bronzo per il coro della Basilica, ma sembra non aver completato l’opera. L’unico suo certo lavoro è la Donna seduta, presente nella Wallace Collection. Il giovane Andrea Briosco, detto il Riccio, potrebbe aver appreso da lui l’arte di lavorare i piccoli bronzi. Il lavoro d’archivio svolto per realizzare il catalogo scultoreo della Wallace Collection ha fornito nuove informazioni sull’orafo Francesco Pomarano, meglio noto come Francesco di Sant’Agata considerato, per gran parte del XX secolo, quale figura chiave per lo sviluppo dell’arte bronzettistica padovana. Il suo Ercole, in legno di bosso della Wallace Collection lodato da Bernardo Scardeone nel 1560, costituisce il suo unico lavoro identificato. Ma la scoperta più importante presente nel nuovo catalogo della Wallace Collection è l’identificazione di un piccolo busto quale ritratto, opera del Riccio, di frate Antonio Trombetta, ministro provinciale del Santo, una delle più autorevoli figure della storia minoritica cinquecentesca. Un’opera che afferisce direttamente al busto del Trombetta presente nella Basilica antoniana, realizzata dal Riccio agli inizi del 1520, in collaborazione con Vincenzo e Gian Matteo Grandi.

Parole chiave: Padova; Basilica del Santo; Sculture bronzee; Giovanni Fonduli; Francesco da Sant’Agata; Riccio; Antonio Trombetta ofmconv; Wallace Collection.

inglese
I tessuti della cappella Gattamelata
pp. 383-384
Ragioni e finalita` dello studio e del restauro dei tessili
II.17.3.04

Pubblicato anche nel volume monografico: I frammenti tessili della Cappella Gattamelata, Il recupero, il restauro, l'esposizione (VARIA61)

 

italiano
Giovanna Baldissin Molli
pp. 385-422
La cappella Gattamelata nella basilica del Santo. Prime note per un ‘‘locus desperatus’’
II.17.3.05

Pubblicato anche nel volume monografico: I frammenti tessili della Cappella Gattamelata, Il recupero, il restauro, l'esposizione (VARIA61).

SOMMARIO
Il saggio delinea le vicende principali della cappella Gattamelata nella basilica del Santo, il cui giuspatronato passò dagli eredi del condottiero Erasmo da Narni, detto Gattamelata, all’importante famiglia padovana dei Lion. Il vano, dapprima dedicato ai santi Francesco e Bernardino e decorato da Pietro Calzetta, Jacopo da Montagnana e dalla pala di Jacopo, Gentile e Giovanni Bellini), ha perduto la sua fisionomia quattrocentesca, la cui parte superstite è documentata dalle tombe di Erasmo Gattamelata e del figlio Giovanni Antonio. Interventi architettonici verso la metà del Seicento e negli anni trenta del Novecento hanno modificato l’assetto originario del vano. I lavori dello scorso secolo hanno permesso il rinvenimento di una tomba, al centro della cappella, già manomessa, probabilmente a metà del XVII secolo, da cui furono prelevati i frammenti di tessuto ora restaurati ed esposti al Museo Antoniano. Nell’appendice dei documenti sono pubblicati, tra altre carte relative all’eredità Gattamelata-Lion, anche il testamento, inedito di Giacoma di Gentile da Leonessa, e i verbali del rinvenimento delle tombe.

Parole chiave: Gattamelata; Jacopo da Montagnana; Tessili rinascimentali.

SUMMARY
This essay outlines the history and the principal events of the Gattamelata chapel in the Basilica del Santo. The giuspatronato initially owned by the heirs of Erasmo da Narni, called Gattamelata, was at a later time granted to the important Paduan family Lion. The chapel was originally dedicated to the saints Francis and Bernardino and it was decorated by Pietro Calzetta, Jacopo da Montagnana and furnished with an altarpiece painted by Jacopo, Gentile e Giovanni Bellini. Its fourteenth- century look is now lost, except for the sepulchres of Erasmo Gattamelata and his son Giovanni Antonio. Moreover, architectural interventions carried out in the mid-seventeenth century and then in the 1930’s have deeply altered this space. Other works executed in the twentieth century brought to light a tomb placed in the middle of the chapel and probably tampered with in the middle of the seventeenth century. Fragments of textiles and fabrics discovered inside the tomb have been restored and displayed at the Museo Antoniano. The documentary appendix includes the transcription of documents related to the Gattamelata-Lion inheritance, the so far unpublished testamentary will of Giacoma di Gentile da Leonessa as well as the memorandum of the rediscovery of the sepulcher.

Keywords: Gattamelata; Jacopo da Montagnana; Renaissance textiles.

italiano
Ornella Tommasi
pp. 423-443
I Gattamelata e i Lion al Santo di Padova
II.17.3.06

Pubblicato anche nel volume monografico: I frammenti tessili della Cappella Gattamelata, Il recupero, il restauro, l'esposizione (VARIA61).

SOMMARIO
Si chiariscono, nella loro ampia portata, la serie di rapporti che si sviluppano tra i Gattamelata e i suoi discendenti con la famiglia Lion di Padova al Santo, tra la metà del XV secolo e il primo ventennio del successivo, con estensioni tra il XVII e il XX secolo. Se in un primo momento è stato possibile accertare che tra le due casate ci sono state delle relazioni maturate dalla comune appartenenza ai gradi più alti della rappresentanza di governo tra Padova e Venezia, in particolar modo nel settore militare e in quello della finanza, non di meno dal 1458 esiste un accordo matrimoniale che unisce ben tre nipoti del Gattamelata (Milla, Battistina e Tarsia) con tre Lion (Francesco, Antonio e Jacobo Antonio) figli di Lionello di Paolo Lion. Due di queste alleanze matrimoniali finiscono dopo circa un ventennio per la morte del marito, ovvero quella di Antonio e Jacobo Antonio Lion. Rimane però in vita il matrimonio di Milla e Francesco Lion e quello delle sue discendenze dirette, che faranno conteggiare la cappella dei Gattamelata tra i beni della famiglia Lion di Padova. Un bene cosı` acquisito dai Lion che a metà del ’600 sarà al centro di una lite giudiziaria proprio con l’Arca del Santo per stabilire chi dovesse sostenere la spesa di ristrutturazione da effettuare nella cappella Gattamelata. Un nuovo contenzioso legale con l’Arca del Santo si aprirà nel secolo successivo. E ` la vicenda umana di due stirpi ricche e potenti, quella che il contributo propone, con al centro la figura di Erasmo da Narni detto il Gattamelata, capitano generale della Serenissima, e quella di sua moglie Giacoma da Leonessa, che proprio nel corso della sua vedovanza diventa tanto ricca e influente da poter arrivare all’edificazione della cappella dei Gattamelata nella basilica del Santo e tessere la triplice unione matrimoniale con i Lion, così come è stato possibile accertare.

Parole chiave: Padova; Basilica di Sant’Antonio; Cappella Gattamelata; Erasmo da Narni detto Gattamelata; Giannantonio Gattamelata; Giacoma da Leonessa; Famiglia Lion.

SUMMARY
This paper reports the wide web of relationships existing between the Gattamelata’s and the Lion’s of Padua at the Basilica of Santo, from the second half of the XV century through to the ’20 of the following century. The Gattamelata’s were soldiers and the Lion’s were among the most important members of the government in Padua, particularly in the military and finance fields. In 1458 among three Gattamelata’s nieces (Milla, Battistina and Tarsia) with three Lion’s brothers (Francesco, Antonio and Jacobo Antonio), sons of Lionello of Paolo Lion there is a simultaneous wedding that unite strictly these two rich and very powerful families, at least for twenty years. By the way, two of the three weddings ended with the death of the bridegroom Antonio and Jacobo Antonio Lion, but the link Gattamelata-Lion went on with the marriage of Milla da Leonessa and Francesco of Lionello Lion, and with their direct descendants. For that the Gattamelata’s chapel is to be counted among the Lion’s properties, and it is according to that the Lion’s themselves had to support in 1651 a legal action against the Arca del Santo in order to fix who had to support the costs of the restoring of the chapel, and in the second half of the XVIII they were engaged in testifying their right of property on the chapel. In few words, it is the history of two dynasties: the Gattamelata’s and the Lion’s who decided to unite their lives, being linked with Erasmo da Narni, the great captain of Venice and his wife Giacoma da Leonessa. A lady who decided, being a very rich and powerful widow, not only to built up the Gattamelata’s chapel (1456/57) in memory of her husband and her son Giovanni Antonio, but who was also able to fix the important wedding covenant with the Lion’s, too. For this reason it is possible nowadays to write some important pages in the history of the Church of the Saint, in the history of Art and in the social history of this age, involving not only the city of Padua.

Keywords: Basilica of St. Anthony; Gattamelata Chapel; Erasmo da Narni (Gattamelata); Giacoma da Leonessa; Lion Family.

italiano
Doretta Davanzo Poli
pp. 445-456
I reperti tessili dei Gattamelata. Considerazioni tecnico - artistiche
II.17.3.07

Pubblicato anche nel volume monografico: I frammenti tessili della Cappella Gattamelata, Il recupero, il restauro, l'esposizione (VARIA61).

SOMMARIO
I reperti tessili rinvenuti nella tomba Gattamelata nella basilica di Sant’Antonio di Padova sono frammenti di seta gialla, definibili come raso irregolare liscerà lanciato. Il disegno è costituito da sequenze orizzontali di due esilissimi tralci perlinati disposti a voluta speculare con fiore di cardo centrale, separati da minuscolo garofano e fuoriuscenti da cuoricino, concatenati a scacchiera a maglie cuoriformi con rosetta. Tale struttura compositiva, ordinata e nel contempo dinamica, di piccolo rapporto modulare, si ritrova nell’iconografia pittorica dalla metà del secolo XIV alla metà del secolo successivo. Tessuti molto similari dal punto di vista decorativo sono conservati nei più importanti musei tessili italiani e internazionali e per lo più sono attribuiti a manifattura italiana, con ipotesi di datazione al secolo XIV, ma chi scrive, grazie al supporto di opportuni confronti iconografici, propende per l’inizio del secolo XV. Gli storici del tessile hanno riconosciuto questa tipologia di stoffe «a disegno minuto», più aderente a una tematica iconografica europea, in cui predomina come elemento decorativo floreale il tralcio e la foglia di vite, ma anche steli contorti di minuscoli fiori, talora alternati a piccoli volatili. La loro produzione, in considerazione del nutrito numero di frammenti a noi rimasti, scaglionabili tra la fine del XIII sin verso la fine del XIV secolo, servı` da supporto per stoffe a disegno più elaborato, quali saranno preferite nel Quattrocento. Le diverse denominazioni (lampasso, damasco, diaspro) date da diversi specialisti a esemplari similari di un medesimo periodo storico, fanno capire quanta difficoltà e confusione ancora esistessero nella determinazione analitico-tecnica dei manufatti tessili fino all’ultimo quarto del secolo XX, quando è andata finalmente codificandosi un’imprescindibile metodologia scientifica. Il saggio confronta diverse iconografie tessili del Tre-Quattrocento, affrontabili con i frammenti rinvenuti nelle tombe.

Parole chiave: Padova; Basilica di Sant’Antonio; Cappella Gattamelata; Stoffe; Seta gialla; Raso.

SUMMARY
The finds of textile discovered in the Gattamelata tomb in the Basilica of St. Anthony are pieces of yellow silk: a kind of satin with irregular surface called liscerà lanciato. The design consists of horizontal sequences of two very slender, perlined branches arranged to be speculated with central cardio flower, separated by tiny cloves and heartbreakers, chained to a heart-shaped chessboard with rosette. Such compositional structure, orderly and dynamic, can also be found in paintings from the mid-fourteenth century to the mid-fifteenth century. Fabrics with similar ornamental patterns are held in the main textile museums and are generally attributed to Italian craftsmen and dated to the fourteenth century. Textile historians believe the iconography of this type of fabric (‘‘a disegno minuto’’) (minute drawing) to be particularly European, in which branches and vine-leaves, as well as twisted stems with small flowers and, sometimes, little birds, are predominant in these patterns. Their production, in view of the large number of fragments left to us, staggered between the end of the 13th century and the end of the 14th century, served as a support for more elaborate design fabrics, which will be preferred in the fifteenth century. Moreover, until the late twentieth century – when a new scientific methodology was generally embraced by scholars – the same type of textile was called by several different names (lampas, damask, diaspro). This confusion testifies to the difficulties in assessing the technical features of these fabrics. The author, by means of iconographical comparisons between the textile discovered in the Gattamelata tomb and other fourteenth and fifteenth century examples, suggests a dating to the early fifteenth century.

Keywords: Padua; Basilica of St. Anthony; Gattamelata Chapel; Silk textile.

italiano
Anna Passarella
pp. 457-459
Restauro di alcuni reperti tessili appartenuti a Giacoma dalla Leonessa. Relazione tecnica
II.17.3.08

Pubblicato anche nel volume monografico: I frammenti tessili della Cappella Gattamelata, Il recupero, il restauro, l'esposizione (VARIA61).

SOMMARIO
I 37 frammenti tessili in seta e filato metallico appartenenti forse al corredo funebre di Giacoma da Leonessa (morta nel 1466) erano sistemati all’interno di due cornici sotto vetro a pressione. Le fibre erano completamente secche e indurite dai depositi accumulatisi, la consistenza era cosı` delicata e fragile da renderne difficile la semplice movimentazione, la colorazione risulta completamente alterata.
Le fasi di restauro si possono cosı` riassumere: documentazione fotografica prima, durante e dopo l’intervento, grafici conservativi, sartoriali e del motivo decorativo in scala 1:1, microaspirazione, vaporizzazione e pulitura su tavola aspirante, tintura dei nuovi supporti, consolidamento a cucito con tecnica a ‘‘sandwich’’, costruzione di una forma imbottita per un frammento, posizionamento in apposita teca espositiva.

Parole chiave: Giacoma da Leonessa; Frammenti tessili in seta; Tecnica di restauro.

SUMMARY
The 37 textile silk and metal yarn fragments belonging to the funeral kit of Giacoma from Leonessa (died in 1466) were placed inside two pressurized glass frames. The fibers were completely dry and hardened by the accumulated deposits; the consistency was so delicate and fragile that it made it difficult to move easily, the coloration being completely altered.
The restoration phases can be summarized as follows: photographic documentation before, during and after the operation, conservative graphics, tailor-made and decorative charts in scale 1:1, micro-aspiration, vaporization and cleaning on suction table, dyeing of new media, sewing consolidation with sandwich technique, construction of a padded form for a fragment, positioning in a suitable display case.

Keywords: Giacoma da Leonessa; Silk textile fragments; Restoration technique.

italiano
Gabriella Salviulo
pp. 461-466
Analisi mineralogiche condotte sui materiali di risulta
II.17.3.09

Pubblicato anche nel volume monografico: I frammenti tessili della Cappella Gattamelata, Il recupero, il restauro, l'esposizione (VARIA61).

SOMMARIO
Il lavoro espone i risultati delle indagini mineralogiche condotte su fibre tessili e materiali di alterazione asportati dai frammenti tessili. I materiali sono stati prelevati durante le fasi di pulitura precedenti il restauro e sottoposti a indagini morfologiche, diffrattometriche e spettrometriche. I risultati indicano che le fibre tessili sono riconducibili sia a lana che a seta. L’unico metallo presente è l’argento, tal quale o nei suoi prodotti di alterazione clorargirite e acantite. Le incrostazioni biancastre che diffusamente ricoprivano i tessili sono costituite di una miscela di tre fasi mineralogiche: brushite, ardealite, taranakite, un’associazione di fosfati prodotti che si formano per processi di alterazione di minerali argillosi e/o calcite, minerali tipici del suolo/terreno, e ossa in condizioni di pH acido. Tale associazione mineralogica è il risultato di un intenso attacco chimico accelerato dall’ambiente acido prodotto dai processi di decomposizione cadaverica.

Parole chiave: Analisi mineralogiche; Argento; Tarankite

SUMMARY
This work presents the results of mineralogical investigations carried out on textile fibers and alteration materials removed from textile fragments during the cleaning steps, prior to restoration. The materials were subjected to morphological, diffractometric and spectrometric investigations. The results indicate that the textile fibers can be ascribed both to wool and silk. The only metal present is silver, or in its products of alteration chlorargyrite and acanthite. Whitish deposits, that extensively covered the textiles, are made up of a mixture of three mineral phases: brushite, ardealite, taranakite, an association of phosphates that are formed that are formed by alteration processes of clay minerals and/or calcite, characteristic soil minerals, and bone, in acid pH conditions. This mineralogical association is the result of an intense chemical attack accelerated by acidic environment produced by cadaveric decomposition processes.

Keywords: Mineralogical analysis; Silver; Taranakite. 

italiano
Note e Ricerche
Marzia Ceschia
pp. 467-473
Santa Battista da Varano, ‘‘Istruzioni al discepolo’’. Nota di lettura
II.17.3.10

SOMMARIO
L’edizione critica delle Istruzioni al discepolo della santa Battista da Varano (1458-1524) curata da Massimo Reschiglian rappresenta un prezioso contributo alla conoscenza dell’apporto specificamente femminile al movimento francescano dell’Osservanza: lo scritto della clarissa di Camerino propone una teologia a partire dal vissuto, dall’esperienza personale che si fa esempio, via di sapienza e di sequela per il discepolo che le domanda di essere guidato. L’attenta analisi del testo nella storia della sua tradizione e nelle peculiarità dei suoi contenuti ne restituisce la ricchezza e ne fa un punto di partenza fondamentale per ogni ulteriore indagine.

Parole chiave: Camilla Battista da Varano; Osservanza; Esperienza; Spiritualità francescana; Edizione critica; Istruzioni; Ricordi.

SUMMARY
The critical edition of the Instructions to the Disciple of St. Battista of Varano (1458-1524) edited by Massimo Reschiglian represents a valuable contribution to the knowledge specifically feminine attachment to the Franciscan Movement of Observance: the script of the clarissa (poor clare) of Camerino proposes a theology beginning from life, from the personal experience that gives example, the way of wisdom and of discipleship to the disciple who desires to be guided. The careful analysis of the text in the history of its tradition and the peculiarities of its contents both restores its richness and makes it a fundamental starting point for any further investigation.

Keywords: Battista Camerino of Varano; Observance; Experience; Franciscan spirituality; Critical edition; Instructions; Memories.

italiano
Martina Pantarotto
pp. 475-489
I Manoscritti Datati della Biblioteca Capitolare di Padova. Note di lettura
II.17.3.11

SOMMARIO
Il catalogo dei Manoscritti Datati della Biblioteca Capitolare di Padova aggiunge un rilevante tassello alla ricerca sulla produzione manoscritta dell’importante città veneta. La ricchissima raccolta mostra alcune sue specificità , chiaramente illustrate nelle schede e nell’introduzione al catalogo. Particolare interesse suscitano le serie identificabili nel fondo riconducibile alla biblioteca del vescovo Iacopo Zeno, presente nel catalogo oltre che come possessore anche come copista, e anche l’altro consistente fondo, riconducibile alla Biblioteca del vescovo Pietro Barozzi. L’analisi dei manoscritti datati conservati nella Biblioteca Capitolare di Padova permette di ancorare a tempi e luoghi volumi e testi che ebbero un peso nella storia della cultura padovana, illustrando cosı` relazioni, contatti, influenze e incontri letterari, artistici e culturali.

Parole chiave: Manoscritti datati; paleografia; Codicologia; Catalogo di manoscritti; Padova; Iacopo Zeno; Pietro Barozzi; Copisti transalpini; Studium patavino; Cattedrale di Padova; Inventari; Antica biblioteca.

SUMMARY
The catalogue of the dated Manuscripts of the Capitolare Library of Padua adds an important contribution to the research on the manuscript production of the Venetian city. The very rich collection shows some specific features, clearly illustred in the catalogue and in the istroduction. Particulary interesting are the identifiable series between the volumes previously owned by the library of bishop Iacopo Zeno, included in the catalogue as possessor and as copist. Of considerable importance are also the manuscripts referring to the bishop Pietro Barozzi. The analysis of the dated manuscripts kept in the Capitolare Library of Padua allows to anchor at places and times definied books and textes that had a bearing on the history of Padua culture, thus illustrating relationships, contacts, influences and literary, artistic and cultural exchanges.

Keywords: Dated manuscripts; Paleograhie; Codicologie; Catalogue of manuscripts; Padua; Iacopo Zeno; Pietro Barozzi; Transalpine copyists; Padua’s Studium; Padova’s Cathedral; Inventory; Ancient Library.

italiano
Giovanna Baldissin Molli
pp. 491-497
Alla scoperta della Scoletta del Santo. Nota di lettura (con alcune proposte da integrare)
II.17.3.12

SOMMARIO
La Nota recensisce e amplia con commenti interpretativi un recente testo relativo alla Scoletta dell’Arciconfraternita di sant’Antonio presente nel complesso basilicale padovano, decorato da Tiziano e vari artisti nella Padova cinquecentesca.

Parole chiave: Padova; Basilica di Sant’Antonio; Arciconfraternita del Santo; Scoletta del Santo; Tiziano.

SUMMARY
This Note comments a recent book about the Arciconfraternita di Sant’Antonio (or Scoletta, on the courtyard of the Basilica di Sant’Antonio), and its cycle of frescoes. The most famous of these paintings are the three that were realized by the young Titian, beginning them in 1510 and completing them by the end of the next year.

Keywords: Titian frescoes; Arciconfraternita del Santo; Padua Renaissance.

italiano
Pietro Delcorno
pp. 499-505
«Per dar conto di un fenomeno cangiante...». Un recente volume di Antonio Rigon
II.17.3.13

SOMMARIO
L’edizione del volume di Antonio Rigon, Antonio di Padova. Ordini mendicanti e Società locali nell’Italia dei secoli XIII-XV (2016) offre un’occasione non solo per riconoscere il prezioso contributo fornito dallo storico dell’Università di Padova, ma per ripercorrere anche una feconda stagione storiografica che ha saputo mettere a fuoco, con crescente precisione, il rapporto costitutivo tra Ordini mendicanti e società cittadine. Focalizzandosi in particolare sull’area veneta, i saggi raccolti illustrano, sotto diverse angolature, il co-protagonismo dei frati Minori nell’Italia comunale.

Parole chiave: Frati Minori; Veneto; Storiografia; Storia economica; Penitenza; Padova.

SUMMARY
The recent volume of Antonio Rigon, Antonio di Padova. Ordini mendicanti e società locali nell’Italia dei secoli XIII-XV (2016) offers an opportunity to acknowledge the contribution and qualities of Rigon as historian. On the other hand, it provides readers with the possibility to reconsider a fruitful period of historical research that has been able to pinpoint, with increasing degrees of precision, the constitutive relationship between mendicant orders and urban society. By focusing largely on Veneto, the essays gathered in the volume highlight from different points of view the role as co-protagonists that the Franciscan friars played within the communal Italy.

Keywords: Franciscan friars; Veneto; Historiography; Economic history; Penitence; Padua.

italiano